La Cgil nazionale ha presentato una denuncia alla Commissione Europea contro la nuova disciplina sul contratto a termine introdotta dalla L. 78/2014.
L’atto si basa sostanzialmente sul presupposto che, con l’eliminazione della causale giustificativa sia per quanto riguarda la stipulazione del primo contratto, sia per quanto attiene alle sue proroghe ed ai rinnovi, il contratto a termine rischia di diventare “la forma comune” di lavoro, in contrasto con quanto previsto dalla Direttiva 1999/70/CE. Conseguentemente, viene messo in discussione il beneficio della stabilità dell’impiego e viene favorita la precarizzazione del rapporto di lavoro.
In particolare, tre categorie si trovano a subire una situazione di svantaggio:
- Lavoratori over 55, in quanto esclusi dall’applicazione del limite massimo percentuale di lavoratori che possono essere assunti con contratto a termine. Per tale categoria risulta sempre possibile l’assunzione a tempo determinato, con il solo limite della durata massima di 3 anni (per di più derogabile dalla contrattazione collettiva);
- Giovani e donne, per i quali l’utilizzo del contratto a termine è già molto diffuso, con conseguente maggiore esclusione degli stessi dal beneficio della stabilità del rapporto di lavoro.
Infine, conclude il sindacato, dalle analisi statistiche degli ultimi dieci anni, risulta che le costanti riforme del contratto a termine realizzate hanno solo aumentato la percentuale dei rapporti precari rispetto ai contratti a tempo indeterminato senza mai produrre un rilevante incremento dell’occupazione.