Legge di Bilancio 2026: le novità del maxiemendamento
A cura della redazione
Conflavoro PMI ha reso noto che il maxiemendamento del Governo alla Legge di Bilancio 2026, elevando il valore complessivo a circa 22 miliardi di euro, si pone l’obiettivo da un lato di sostenere le imprese che sono rimaste in lista d’attesa per l’esaurimento dei fondi (in particolare su Transizione 5.0 e ZES Unica Sud) e dall’altro di rendere strutturali alcune misure fiscali legate agli investimenti, come l’iperammortamento.
Tra le novità del maxiemendamento di maggiore interesse per il mondo del lavoro vi è quella che prevede dal 1° luglio 2026, per i lavoratori dipendenti alla prima assunzione, l’adesione automatica alla previdenza complementare. Se entro 60 giorni il lavoratore non indicherà una scelta diversa, l’intero TFR maturando sarà trasferito alla forma pensionistica individuata dal contratto collettivo.
Parallelamente, con il maxiemendamento alla Legge di Bilancio viene ampliata la platea delle imprese obbligate a conferire il TFR al fondo di Tesoreria dell’INPS: l’obbligo non riguarda più solo le aziende con almeno 50 dipendenti all’entrata in vigore della norma originaria, ma anche quelle che raggiungono la soglia in anni successivi. Una novità che comporta un impatto diretto sulla gestione della liquidità da parte delle imprese.
Nel maxiemendamento del Governo alla Legge di Bilancio il capitolo più rilevante per il tessuto produttivo è la trasformazione dell’iperammortamento in misura strutturale, valida dal 2026 al 2028. L’agevolazione si applica agli investimenti in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, collegati ai processi di trasformazione digitale e tecnologica delle imprese in chiave Transizione 4.0 e 5.0.
La misura introduce una maggiorazione delle quote di ammortamento deducibili, articolata su tre scaglioni: 180% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, 100% per la fascia tra 2,5 e 10 milioni e 50% per la fascia tra 10 e 20 milioni.
Elemento centrale è il requisito di territorialità: i beni devono essere Made in EU, con la sola esclusione dei moduli fotovoltaici espressamente non ricompresi nella misura. L’obiettivo è sostenere contemporaneamente la competitività delle imprese italiane e il rafforzamento delle filiere produttive europee.
Conflavoro evidenzia che la gran parte dei 3,5 miliardi di euro stanziati dal maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2026 serve a coprire i fabbisogni creati dall’esaurimento dei fondi legati a Transizione 5.0, che ha generato una lista d’attesa stimata in 1,7-1,8 miliardi di euro. Il maxiemendamento assegna nuove risorse per garantire almeno una copertura proporzionale agli investimenti già programmati dalle imprese.
Una quota significativa delle risorse, pari a 1,3 miliardi, viene destinata anche alla ZES Unica del Mezzogiorno, per evitare un taglio del 39,62% ai crediti d’imposta già prenotati. Il provvedimento prevede inoltre un rafforzamento del fondo per il caro materiali, come richiesto dal settore delle costruzioni, e stanziamenti aggiuntivi per il Piano Casa.
Le coperture dovrebbero arrivare da varie fonti: un super-acconto dell’85% da parte delle compagnie assicurative sul contributo al Servizio sanitario nazionale, un meccanismo di compensazione per il minor gettito legato alla previdenza complementare, risorse regionali derivanti dal “taglia-debito” e una rimodulazione degli impegni finanziari collegati al Ponte sullo Stretto, senza riduzione del costo complessivo dell’opera, pari a 780 milioni “spostati” al 2033.
Novità si registrano anche per la ZES Unica del Mezzogiorno che resta un pilastro per gli investimenti nel Sud. La legge di bilancio 2026 conferma il credito d’imposta per il triennio 2026-2028, con risorse pari a 2,3 miliardi per il 2026, 1 miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028, destinate agli investimenti in beni strumentali nuovi.
Il maxiemendamento alla Legge di Bilancio interviene su un punto critico: molte imprese avevano presentato la comunicazione integrativa tra il 18 novembre e il 2 dicembre 2025, ma rischiavano di vedere ridotto il credito d’imposta atteso. Per evitare un impatto negativo sugli investimenti già programmati, viene introdotto un contributo integrativo pari al 14,6189% dell’importo richiesto, utilizzabile solo in compensazione nel 2026.
Per ottenere il contributo, le imprese devono presentare una nuova comunicazione all’Agenzia delle Entrate tra il 15 aprile e il 15 maggio 2026, dichiarando di non aver già usufruito del credito previsto dall’art. 38 del DL 19/2024 per gli stessi investimenti. Le modalità tecniche saranno definite entro il 16 febbraio 2026.
Infine, il maxiemendamento introduce anche una misura descritta come di contrasto all’evasione: dal 1° gennaio 2029, tutti i pagamenti tra imprese relativi a cessioni di beni e prestazioni di servizi saranno soggetti a una ritenuta d’acconto dell’1%, calcolata sull’imponibile al netto dell’IVA.
Restano da definire nel dettaglio le modalità operative con cui la ritenuta sarà applicata e regolata. Saranno esclusi i soggetti aderenti al concordato preventivo biennale.
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