I collaboratori a progetto utilizzati impropriamente con le modalità tipiche del lavoro subordinato hanno diritto alla trasformazione del contratto in rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato: la giurisprudenza interviene per la prima volta sulla qualificazione e sulle caratteristiche delle collaborazioni a progetto, con la sentenza emanata dalla sezione lavoro del Tribunale di Torino depositata il 15 aprile scorso (Nota Minlavoro 25/05/2005). L'uso fraudolento del contratto a progetto è stato rilevato soprattutto a causa della presenza di elementi non conformi alla natura giuridica dell'istituto introdotto dalla legge Biagi. In particolare: - l'inserimento dei collaboratori in una struttura gerarchica - l'assoggettamento a direttive e a potere disciplinare - il vincolo orario - la standardizzazione dei rapporti di collaborazione (coincidente con l'attività aziendale stessa) in luogo della "specificità" del progetto, requisito necessario del contratto di lavoro a progetto (sebbene questa, ha specificato il giudice, non comporti necessariamente l'individualizzazione del singolo progetto) La formalizzazione non corretta del contratto nasconde quindi un "disordinato tentativo di dare veste giuridica a rapporti in essere". Dietro l'interpretazione del giudice si riscontra un orientamento già espresso nella circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dell'8 gennaio 2004 n. 1, secondo la quale "I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l'individuazione di uno specifico progetto, programma di lavoro o fase di esso sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto. Si tratta di una presunzione che può essere superata qualora il committente fornisca in giudizio prova della esistenza di un rapporto di lavoro effettivamente autonomo". Prova che nel caso in questione non è stata fornita.