In presenza di una legge speciale che definisci di natura autonoma alcuni lavori, il giudice può comunque giudicare il rapporto di lavoro come dipendente in quanto devono essere sempre garantiti i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione per il lavoratore subordinato (Cass. 11/05/2005 n.9892). Infatti spiega la Suprema Corte non è consentito al legislatore negare la qualificazione giuridica di rapporti di lavoro subordinato qualora i rapporti hanno tale natura, in particolar modo nel caso in cui da ciò derivi l'inapplicabilità delle norme inderogabili previste dall'ordinamento per dare attuazione ai principi, alle garanzie e ai diritti dettati dalla Costituzione a tutela del lavoro subordinato. In sostanza al fine di qualificare un rapporto di lavoro come autonomo o subordinato è necessario verificare se esistono i presupposti per la subordinazione. A tal fine il giudice di merito è tenuto a prendere in considerazione i seguenti elementi: inserimento stabile e continuativo del lavoratore nella struttura organizzativa del datore di lavoro, la realizzazione di compiti rientranti tra quelli necessari per la realizzazione dei fini dello stesso, la sussistenza di un vincolo gerarchico e disciplinare, la predeterminazione di mansioni, orario di lavoro, modalità di giustificazione delle assenze, di controllo sullo svolgimento dell'attività; la retribuzione base, carichi di famiglia, indennità integrativa speciale, 13.a mensilità, trattamento di fine rapporto, trattenute fiscali e previdenziali, corresponsione mensile e con buste paga della retribuzione stessa, utilizzo di strumenti e mezzi di lavoro messi a disposizione dal datore di lavoro, assenza di qualsiasi organizzazione propria in capo al lavoratore e di suo rischio nell'attività lavorativa espletata.