Il Governo ha avviato il 14 marzo 2012  con le Parti sociali il confronto sulla riforma del lavoro che tra i diversi interventi attribuisce all’apprendistato il canale preferenziale per avviare al lavoro i giovani.
Le novità contenute nell’attuale bozza del provvedimento emanato dal Consiglio dei ministri possono essere così riassunte:
-    Verranno incrementate le aliquote contributive per i contratti a termine al fine di disincentivarne il ricorso.
-    Nel caso in cui un’azienda provvede a trasformare il contratto di collaborazione in rapporto di lavoro subordinato viene riconosciuta la possibilità di recuperare fino a 6 mesi la maggiorazione contributiva versata.
-    È prevista l’introduzione di una durata minima per l’apprendistato. Nuove assunzioni con questa tipologia contrattuale sono ammesse soltanto dopo che il datore di lavoro avrà stabilizzato gli apprendisti già in forza.
-    Verranno introdotti dei disincentivi al fine di non ricorrere alle collaborazioni coordinate e continuative, anche a progetto. Riguardo a questi ultimi, la nozione di progetto non potrà consistere nella mera riproposizione dell’oggetto sociale dell’impresa. La cococo si presume rapporto di lavoro subordinato se l’attività svolta è uguale a quella degli altri dipendenti.
-    Verranno messe sotto osservazione le partite IVA, al fine di contrastarne l’abuso. Più precisamente si considererà subordinata la prestazione del collaboratore nel caso in cui ricorrano le seguenti condizioni: la durata del rapporto supera i 6 mesi in un anno; il collaboratore ricava più del 75% dei corrispettivi e fruisce di una postazione presso il committente.
-    Verrà limitato anche il ricorso al lavoro occasionale e accessorio. Prevista la possibilità di collegare il valore del buono al valore orario.
-    Per le associazioni in partecipazione con apporto di lavoro è prevista l’effettiva partecipazione agli utili e la consegna del rendiconto.
Rimangono ancora allo studio la riforma degli ammortizzatori sociali e quella dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In merito a quest'ultimo, la proposta del Ministero del lavoro prevede di ricalcare il modello tedesco: in caso di licenziamento economico sarà il giudice a scegliere tra indennizzo o reintegrazione, mentre in caso di licenziamento discriminatorio senza giusta causa o giustificato motivo, troverà applicazione l'art. 18 con la conseguente reintegrazione del lavoratore. In ogni caso il Governo è intenzionato a chiudere la partita entro il prossimo 23 marzo.