I vari “incipit” negli articoli di questo periodo, in tutti i settori, non possono che ricondurre a quanto vissuto lo scorso anno durante l’emergenza sanitaria. Un’ emergenza altalenante e che tutt’oggi interessa tutto il mondo imprenditoriale. Ciò nonostante, un imprenditore desidera sempre coniugare soddisfazione e profitto, per sé e per i suoi collaboratori, anche in questi periodi così difficili e raggiungere gli obiettivi significa aumentare produttività migliorando l’andamento e il clima aziendale, in un clima che nell’anno in corso assume un significato di sfida per le incertezze e le contrastanti notizie che si susseguono. Ecco che il welfare aziendale può risultare una soluzione premiale se abbinato all’erogazione di beni e servizi una volta raggiunti determinati obiettivi calcolati e strutturati dall’imprenditore stesso e senza la necessità della presenza di una qualsiasi sigla sindacale. Decadono i limiti di € 3.000 per ciascun lavoratore prospettando agli stessi un premio in welfare aziendale più consistente, le cui somme non sono imponibili determinando vantaggi contributivi e fiscali.  L’assenza di tasse e contributi sulle somme rogate determina poi, in questi momenti difficili, un sistema incentivante in ragione delle poche risorse economiche che molte aziende stanno subendo. Una presa di coscienza più forte verso ogni strumento che possa mitigare i passaggi, a tratti drammatici, che da mesi interessano le nostre aziende è gradita e il welfare aziendale si sta rivelando una delle migliori soluzioni già in campo, ma che per troppo tempo è rimasto dormiente o forse, più verosimilmente, non compreso appieno.