L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo favorisce il confronto tra tutti gli attori di un territorio e rappresenta un’opportunità di concretizzare nuove modalità di risposta ai bisogni che emergono nella società.

Per le aziende sarà fondamentale creare reti di collaborazione funzionanti con gli enti territoriali e permettere la creazione di nuovi servizi sul territorio dedicati ai lavoratori, in grado di rispondere ai nuovi bisogni per fronteggiare la situazione in atto. Sarà necessario un cambiamento nei piani di welfare aziendale per adeguarli ai nuovi bisogni che la fase più acuta dell’emergenza ha fatto emergere, ridisegnando il catalogo prodotti e ampliando il paniere di servizi disponibili nell’ambito della salute, della previdenza e dei servizi alla persona, affidandosi, se necessario, a partner che siano in grado di erogare servizi e prestazioni online o a domicilio.

Auspicando manovre efficaci in ambito legislativo, si potrebbe aumentare le soglie di esenzione dei contributi per le prestazioni sanitarie e la soglia di deducibilità dei contributi per i fondi integrativi. Si potrebbe introdurre l’esenzione fiscale e contributiva in favore di sussidi erogati una tantum dal datore di lavoro ai propri lavoratori per esigenze personali di salute. Si potrebbe alzare il limite annuo di esenzione dei fringe benefit che oggi è pari a 258,23 €. Questo favorirebbe la spinta di imprese non ancora attive nell’ambito del welfare aziendale ad avviare contrattazioni interne di secondo livello, con le rappresentanze sindacali che potrebbero introdurre nei contratti nazionali di categoria, in scadenza e che ancora non lo prevedono, l’obbligo di erogare una quota annuale in beni e servizi welfare per i propri collaboratori.