Bioeconomia: sfide e opportunità per ridurre l’impatto ambientale
A cura della redazione

Una relazione dell’EEA, l’Agenzia europea dell’ambiente, intitolata “Opportunities for innovation in the bioeconomy” illustra alcune soluzioni che sfruttando le biomasse che potrebbero aiutare l’Europa a ridurre il suo impatto sull’ambiente e raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.
Cosa tratta
L’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per ridurre il suo impatto ambientale e in particolare l’impronta di carbonio, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità entro il 2050.
Tuttavia, l’impatto ambientale derivante dalle risorse importate da Paesi extra UE è rilevante. Risulta infatti che i Paesi membri dell’EEA siano in grado di coprire solo metà dei consumi con la loro biocapacità, ovvero la capacità di rigenerazione di un territorio: la biocapacità misura quanto un ecosistema riesca a rigenerare le risorse rinnovabili e assorbire prodotti di scarto come la CO₂.
Lo sviluppo dell’economia circolare e di soluzioni come lo sfruttamento delle biomasse può contribuire a rendere l’UE più indipendente dalle risorse prodotte all’esterno e dare un ulteriore contributo alla riduzione dell’impronta ambientale.
La relazione:
- Individua i settori a maggior impatto ambientale;
- Fornisce alcuni esempi di innovazioni nell’ambito della bioeconomia;
- Sottolinea l’importanza di valutare con attenzione l’effettiva sostenibilità delle soluzioni disponibili.
I settori a maggior impatto
In virtù di quanto affermato finora, valutare l’impatto di un’attività significa prendere in considerazione sia ciò che avviene durante la produzione che il consumo di un prodotto. È quindi necessario un approccio cosiddetto basato sull’impronta ecologica, che analizza tutta la catena di fornitura, dalle materie prime allo smaltimento.
Da questa analisi emerge che il 31% dell’impronta ecologica dei 32 Paesi membri dell’EEA è dovuto a 5 settori, dei 65 presi in esame:
- Costruzionirincipale responsabile per impronta di carbonio e impatto sulle foreste. Contribuisce al 9% dell’impronta ecologica totale, in particolare in Francia, Germania e Turchia.
- Alloggi e ristorazione: hanno impatto soprattutto per lo sfruttamento della terra coltivabile, rappresentando il 7% dell’impronta ecologia totale, in particolare in Italia, Germania e Francia.
- Produzione di alimenti non altrimenti classificabili: vi rientra tutto ciò che non viene classificato come elemento a sé, come il grano, la verdura e la frutta e include molti prodotti processati. Il settore è responsabile del 6% dell’impronta ecologica totale, in primis in Germania, Francia e Spagna.
- Trasporti: al secondo posto, dopo il settore costruzioni, per l’impronta di carbonio, è responsabile del 5% dell’impronta ecologica totale, con il contributo soprattutto di Italia, Germania e Turchia.
- Commercio: rilevante per la sua impronta di carbonio, contribuisce al 4% dell’impronta ecologica, in particolare in Germania, Italia e Francia.
Biomasse: una possibile soluzione
Da un’analisi del consorzio ETC BE (European Topic Centre Biodiversity and Ecosystems) basata su indicatori come il contributo alla riduzione dell’impronta ambientale, l’impatto socio-economico e il potenziale di implementazione, sono state selezioni 23 innovazioni nell’ambito delle biotecnologie che sfruttano biomasse, derivanti dall’agricoltura, dalla silvicoltura, dalle alghe marine, dagli scarti della lavorazione del pesce e dai rifiuti urbani e industriali.
Le innovazioni selezionate vanno per lo più a lavorare proprio sui settori che hanno un’impronta ecologica più importante.
Lo sfruttamento delle biomasse contribuisce allo sviluppo dell’economia circolare, riducendo lo sfruttamento di nuove risorse e gli impatti che ne derivano.
Le biomasse ottenute dai processi innovativi promossi permettono di creare nuovi materiali, in particolare:
- Biogas e biocarburanti;
- Prodotti chimici;
- Materiali da costruzioni;
- Biofertilizzanti;
- Fibre e tessuti;
- Bioplastiche.
Sfide e opportunità
Le biotecnologie identificate portano evidentemente benefici nel ridurre lo sfruttamento di risorse e l’impatto ambientale, incluso quello dovuto alla produzione di CO₂ e di rifiuti. Creano inoltre valore nel mercato europeo, aumentando la capacità di produrre risorse all’interno dell’UE.
Tuttavia, la diffusione di queste innovazioni pone una serie di sfide:
- La fattibilità economica, dato che l’avviamento dei processi produttivi di materiali derivanti da biomasse richiede investimenti, oltre a comportare spesso dei costi di produzione più elevati di prodotti più tradizionali.
- L’impatto ambientale, in quanto se da una parte sono in grado di ridurre l’impronta di carbonio, dall’altra possono comportare effetti sulla biodiversità e gli ecosistemi. Sono esempi lo sfruttamento delle alghe e dei rifiuti dell’industria della pesca e della lavorazione del pesce, che potrebbe impoverire i mari, o la diffusione non controllata di colture come mais e colza, utilizzati per diversi prodotti.
- Alcuni prodotti da cui derivano le biomasse sono legati ad aree geografiche specifiche, per cui sono sfruttabili in modo limitato e richiedono infrastrutture aggiuntive.
- L’opposizione dell’opinione pubblica, che potrebbe rallentare la transizione, ad esempio nel momento in cui si parla di diffusione di prodotti come le farine di insetti.
Conclusioni
La relazione, di cui la versione integrale è disponibile in inglese sul sito dell’Agenzia europea dell’ambiente, propone alcune soluzioni innovative per sviluppare la bioeconomia e facilitare il raggiungimento degli obiettivi europei in termini di riduzione dell’impatto ambientale.
I nuovi processi e prodotti richiedono però investimenti ed incentivi per poter essere diffusi, oltre a compagne informative che riducano le resistenze da parte di investitori, imprenditori, istituzioni e popolazione.
Le scelte dovranno poi essere guidate considerando i possibili effetti a lungo termine; per prevenire conseguenze negative sugli ecosistemi è necessario promuovere la diffusione di materiali derivanti da biomasse in modo ragionevole e controllato.
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