Il Tribunale di Milano ha disposto numerose misure di amministrazione giudiziaria contro aziende del lusso per agevolazione colposa del caporalato. Le violazioni delle norme su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche se commesse da terzi, possono coinvolgere direttamente l’impresa. Il Modello 231 diventa strumento chiave per prevenire, gestire e bonificare il rischio. Per RSPP e HSE Manager, la vigilanza sulla filiera è oggi una responsabilità strategica.

Cosa tratta :

Il mondo della moda e del lusso, da sempre simbolo dell’eccellenza italiana, è oggi al centro di una riflessione profonda che intreccia giustizia, etica e sicurezza sul lavoro. Una serie di provvedimenti del Tribunale di Milano ha acceso i riflettori su un fenomeno inquietante: l’agevolazione colposa del caporalato attraverso l’omesso controllo della filiera produttiva.

La sentenza che fa scuola.

La Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 24298 del 1° luglio 2025, ha confermato che le violazioni delle norme antinfortunistiche e di sicurezza possono assumere rilevanza penale nell’ambito del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.). In altre parole, non basta ignorare: non vigilare equivale ad agevolare. Il caso più recente riguarda una storica azienda del settore cashmere, sottoposta ad amministrazione giudiziaria per non aver impedito che la produzione venisse affidata a opifici clandestini, privi di sicurezza e con manodopera sfruttata. Il Tribunale ha ritenuto che l’impresa, pur non consapevole delle condizioni di lavoro, non avesse adottato un sistema organizzativo idoneo a prevenire il rischio di sfruttamento.

Moda, lusso e responsabilità d’impresa

Negli ultimi 18 mesi, numerosi brand del lusso – tra cui Dior, Armani, Valentino e Alviero Martini – sono stati coinvolti in procedimenti analoghi. Il comune denominatore? Subappalti a laboratori irregolari, assenza di controlli, e una cultura d’impresa che ha tollerato, se non favorito, pratiche illecite. Il Tribunale ha evidenziato come la mancata verifica delle condizioni di lavoro e l’assenza di audit efficaci costituiscano colpa organizzativa, sufficiente per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale. Non serve il dolo: basta la negligenza.

Il ruolo del Modello 231revenzione e bonifica

Il Decreto Legislativo 231/2001 ha introdotto la responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’impresa. Tra questi, il caporalato è oggi uno dei più rilevanti, soprattutto per le implicazioni in materia di salute, sicurezza e ambiente. Il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo diventa così uno strumento fondamentale per:

  • Prevenire il rischio di sfruttamento attraverso controlli sulla filiera
  • Monitorare la sicurezza nei luoghi di lavoro dei fornitori e subappaltatori
  • Garantire la tracciabilità e la regolarità contrattuale
  • Promuovere una cultura aziendale basata sulla legalità e sulla tutela della persona

In caso di amministrazione giudiziaria, il Modello 231 assume anche una funzione riparatoria, contribuendo alla bonifica dell’impresa e al suo reinserimento nel mercato.

Un nuovo paradigma per la sicurezza sul lavoro

Le recenti pronunce delineano un cambio di rotta: la sicurezza non è solo un obbligo normativo, ma un presidio reputazionale. Le imprese non possono più ignorare ciò che accade nei laboratori terzi. La responsabilità si estende lungo tutta la filiera, e il mancato controllo può costare caro. Per i professionisti della salute e sicurezza, per gli RSPP e gli HSE Manager, questo scenario impone una nuova consapevolezza: la vigilanza non si ferma ai confini aziendali, ma deve abbracciare ogni anello della catena produttiva.


INDICAZIONI OPERATIVE

  1. Mappare la filiera produttiva: identificare fornitori e subappaltatori coinvolti nei processi aziendali.
  2. Verificare la conformità contrattuale: controllare clausole su salute, sicurezza e rispetto del Modello 231.
  3. Effettuare audit regolari: ispezioni documentate sui luoghi di lavoro dei fornitori.
  4. Monitorare i rischi ambientali e infortunistici: anche nei siti esterni all’azienda.
  5. Richiedere documentazione obbligatoria: DVR, certificazioni, DPI, formazione, visite mediche.
  6. Integrare il Modello 231 con protocolli specificier la sicurezza e la gestione ambientale.
  7. Formare e sensibilizzareromuovere la cultura della legalità tra dipendenti e partner.
  8. Attivare l’Organismo di Vigilanza: con competenze specifiche in materia HSE.
  9. Prevedere clausole risolutive nei contratti: in caso di violazioni gravi.
  10. Tracciare le transazioni e i flussi operativi: per garantire trasparenza e controllo.

 

COSA DICE LA LEGGE

Approfondimento normativo

  • Art. 603-bis c.p.unisce chi sfrutta lavoratori approfittando del loro stato di bisogno. Include violazioni su retribuzioni, orari, sicurezza e condizioni degradanti.
  • Art. 34 D.Lgs. 159/2011: consente l’amministrazione giudiziaria di imprese che agevolano reati gravi, anche solo per colpa.
  • D.Lgs. 231/2001: introduce la responsabilità amministrativa degli enti. Il caporalato è reato-presupposto.
  • Modello 231: deve includere protocolli per la sicurezza sul lavoro, la gestione ambientale e il controllo dei fornitori.
  • Confisca e controllo giudiziarioossibili esiti della misura se non si attua un piano di bonifica efficace.