Le materie prime critiche individuate dal Regolamento UE 2024/1252 sono essenziali per favorire la transizione ecologica e lo sviluppo delle tecnologie digitali. Tuttavia, alcune di queste sono classificate come cancerogene. Non potendole sostituire, è necessario individuare misure per ridurre i rischi, come indicato dall’ECHA.

Il Critical Raw Material Act

Il Regolamento UE 2024/1252, noto come Critical Raw Material Act (CRMA) ha prodotto una lista di materiali indicati come essenziali per la transizione ecologia e digitale e allo stesso tempo di difficile approvvigionamento perché per lo più importati da paesi extra UE, dove le condizioni di estrazione solo tutt’altro che sostenibili.

Il Critical Raw Material Act individua quindi delle strategie per aumentare la capacità in UE di risposta alla sua domanda interna e ponendo come obiettivi per il 2030:

  1. Minimo 10% delle materie prime utilizzate estratte in UE;
  2. Minimo 40% delle materie prime utilizzate processate in UE;
  3. Minimo 15% delle materie prime utilizzate provenienti da riciclo fatto in UE;
  4. Non più del 65% del fabbisogno di ciascuna materia prima strategica proveniente da paesi extra UE.

Anche agenti cancerogeni come il cobalto, il nichel e il berillio fanno parte della lista delle materie prime critiche e, non potendo sostituirle, è necessario manipolarle con le opportune accortezze, come riportato nelle indicazioni dell’ECHA e degli altri soggetti impegnati nella Roadmap sui cancerogeni, riportate anche sul portale “S.T.O.P. carcinogens at work”.  

Quali rischi

Il cobalto è classificato come cancerogeno di categoria 1A e la principale via di esposizione è per inalazione di particelle sospese in aria. Se inalato, può causare problemi respiratori e anche polmoniti; dai polmoni può entrare nel flusso sanguigno, raggiungendo tutto il corpo. L’esposizione prolungata può portare al cancro ai polmoni, compromettere la funzionalità polmonare e cardiaca, causare fibrosi polmonare e asma professionale.

Il nichel è classificato come cancerogeno di categoria 1B: le principali vie di esposizione sono tramite inalazione di particelle e fumi e per contatto cutaneo. L’esposizione prolungata da contatto può portare a dermatiti croniche, mentre l’inalazione può ridurre la funzionalità polmonare o causa cancro ai polmoni e alle cavità nasali.

Il berillio è classificato come cancerogeno di categoria 1B. L’esposizione eccessiva per inalazione può essere anche fatale. Un’esposizione prolungata alle polveri e ai fumi può causare la malattia da berilliosi, un’infiammazione polmonare grave causata proprio da questo agente, o al cancro ai polmoni.

Come gestire i cancerogeni

Lavorare con questi elementi comporta dei rischi non trascurabili, che possono essere mitigati con misure adeguate. L’ECHA raccomanda in particolare di:

  • Controllare l’esposizione con soluzioni tecniche, ad esempio con impianti chiusi e sistemi di ventilazione;
  • Definire procedure di lavoro per ridurre il rischio di esposizione;
  • Informare e formare adeguatamente il personale esposto;
  • Avere una stretta collaborazione il medico competente e pianificare la sorveglianza sanitaria;
  • Scegliere e fornire adeguati DPI, quando è necessario prevederli;
  • Eseguire la pulizia dei luoghi di lavoro in modo da eliminare le tracce di materiali cancerogeni, con l’utilizzo d aspirapolveri e lavaggi con acqua e prodotti adeguati.

Inoltre, devono essere rispettati i valori limite di esposizione: a livello europeo non sono stati ancora fissati i VLEP per il cobalto, ma una proposta è attualmente al vaglio del Parlamento e del Consiglio europei.

Conclusioni

Sebbene per le sostanze cancerogene la sostituzione sia generalmente la soluzione da preferire, non per tutti i materiali esistono alternative più sicure con le stesse proprietà. Ciò non significa che la salute e la sicurezza dei lavoratori che li manipolano debba andare in secondo piano, ma è necessario adottare misure adeguate per ridurre l’esposizione.

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