Cosa ci lascia la COP30
A cura della redazione
Si è conclusa venerdì 21 novembre la 30ᵃ conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con un accordo finale fra passi avanti e la frenata sui combustibili fossili.
Cosa tratta:
Si è tenuta a Belém, in Brasile, la COP30, la conferenza annuale delle Nazioni Unite per concordare strategie comuni per contrastare i cambiamenti climatici e definire le misure per raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi nel 2015. Proprio in questi giorni, un rapporto delle Nazioni Unite ha rivisto le stime sul riscaldamento globale, riportando che potremmo raggiunge l’aumento delle temperature medie globali di 1,5°C nei prossimi 5 anni.
Fra le novità di questa edizione, l’assenza degli Stati Uniti, che sono usciti dall’Accordo di Parigi: a dispetto delle aspettative, nessun altro Paese ha deciso di seguire gli USA. Gli Stati membri confermano così il loro impegno a perseguire gli obiettivi condivisi. Positivi soprattutto i segnali dall’UE, che ha presentato a pochi giorni dalla conferenza la revisione quinquennale degli obiettivi, con un piano che punta alla neutralità climatica entro il 2030.
Fra i traguardi principali dell’accordo siglato a fine conferenza, rinominato il Global mutirão, vediamo la decisione di triplicare i finanziamenti per l’adattamento, in particolare per i Paesi più fragili entro il 2035. Una misura fondamentale per sostenere aree più povere e più soggette agli effetti del cambiamento climatico. Definiti anche 59 indicatori dell’obiettivo globale sull’adattamento (GGA), pensati proprio per misurare la capacità di rispondere a questi cambiamenti.
Dalla conferenza arrivano due nuovi strumenti:
- Il Global Implementation Accelerator, per sostenere i piani nazionali nel raggiungimento dei loro obiettivi, le cui modalità non sono ancora ben definite;
- La Belém Mission to 1.5°C, una piattaforma per la cooperazione.
Nell’accordo mancano alcuni punti con un peso rilevante:
- Il superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
- La lotta alla deforestazione, elemento che si attendeva, data la scelta di svolgere la conferenza proprio alle porte dell’Amazzonia, dove il fenomeno comporta conseguenze globali.
Conclusioni
Nonostante le resistenze di alcuni Paesi, la COP30 raggiunge un accordo più incoraggiante di quanto stabilito lo scorso anno a Baku. Tuttavia, l’assenza di misure concordate sulla riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili, fa temere che gli sforzi messi in campo non siano sufficienti a limitare l’impatto del riscaldamento globale.
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