All’interno dell’UE, entro il 2030, si ipotizza che il 22% delle attività lavorative (pari a 53 milioni di posti di lavoro) verrà automatizzato.

La digitalizzazione dell’economia ha già rivoluzionato, e continuerà a farlo, la natura e l’organizzazione del lavoro, modificando l’orario, il luogo e gli strumenti di lavoro.

Il tema della correlazione tra digitalizzazione della forza lavoro europea e fattori di rischio psicosociali (ad esempio stress lavorativo, carico di lavoro e squilibrio tra vita professionale e vita privata) nonché fisici (ad esempio compiti ripetitivi, postura) in materia di disturbi muscoloscheletrici (DMS) è stato oggetto di trattazione da parte dell’EU-OSHA all’interno della campagna “Luoghi di lavoro sani 2020-2022”.

Cosa tratta?

La digitalizzazione dell’economia è un fenomeno molto vasto che copre diverse condizioni di lavoro legate all’utilizzo di dispositivi robotici, nuove tipologie di lavori come il lavoro a distanza e telelavoro ma anche lavori su piattaforme digitali o il crowd work grazie al quale una miriade di persone può impegnarsi con un lavoro virtuale 24 ore su 24, 7 giorni su 7 quasi ovunque.

Tutto il mondo dell’industria 4.0 può offrire opportunità per il miglioramento della sicurezza sul lavoro (SSL) riducendo il lavoro fisico degli operatori e rimuovendoli dagli ambienti pericolosi; tuttavia può anche essere la causa di un maggiore isolamento sociale e di fattori di stress psicosociali.

È inoltre ormai dimostrato che tali importanti trasformazioni possono portare vantaggi al benessere lavorativo come una maggiore flessibilità spaziale e temporale ma allo stesso tempo possono essere correlate all’insorgenza di DMS nei lavoratori.

Le cause dello sviluppo di tali disturbi comprendono diversi fattori lavorativi (biomeccanici, organizzativi, psicosociali) oltre a fattori personali e medici.

In generale la digitalizzazione dell’economia, grazie all’utilizzo di robot e nuove tecnologie dovrebbe ridurre l’esposizione dei lavoratori a sforzi elevati, movimenti ripetitivi o posture scomode tuttavia questo potrebbe avvenire in maniera diversa in base al settore di appartenenza.

Ad esempio magazzinieri in grandi centri di distribuzione e corrieri, i cui ritmi sono prestabiliti e il cui operato viene sottoposto a pressioni e monitoraggi costanti, possono essere maggiormente colpiti da DMS.

Allo stesso modo il lavoro su piattaforme, il telelavoro o lo smart working aumentano il tempo trascorso in posizione seduta, in ambienti e con attrezzature spesso non ergonomicamente adatti, causando dolore cronico e DMS oltre ad un aumento della possibilità di incorrere in sovrappeso, obesità e diabete.

La diffusione di intelligenza artificiale (AI), tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT), automazione avanzata e sistemi di gestione basati su algoritmi ha il grande vantaggio di migliorare la produttività ma contestualmente massimizza i carichi di lavoro cognitivi e fisici a scapito dell’organizzazione autonoma del lavoro, provocando reazioni di tecnostress (sindrome da stress causata dall’utilizzo di ICT).

Si instaura pertanto un meccanismo paradossale per cui l’autonomia lavorativa fornita dai dispositivi digitali potrebbe sembrare un obbligo di lavorare ovunque e tutto il tempo, a causa anche dei sistemi di controllo: sistemi di AI assegnano compiti e dettano il ritmo del lavoro mentre la gestione algoritmica monitora le prestazioni inviando feedback istantanei quando le prestazioni non sono in linea con gli obiettivi attesi.

Un altro punto critico del lavoro da remoto consiste nell’isolamento fisico e sociale che assume una connotazione particolarmente negativa quando le contromisure di supporto sociale sono deboli o assenti.

Ulteriore fattore negativo può essere la percezione di uno squilibrio tra impegno e ricompensa dettato da salari inadeguati, scarsi riconoscimenti e difficile tutela della sicurezza sul lavoro nelle postazioni “remote”.

Tutti questi elementi, associati alla precarietà e instabilità del lavoro post pandemia da Covid-19, aumentano le situazioni di stress lavorativo e le statistiche dimostrano come sia più alto il rischio di sviluppare DMS.

Quando entra in vigore

La pubblicazione dell’EU-OSHA rappresenta un importante strumento che permette di comprendere la dimensione multifattoriale dei DMS correlati al lavoro e di supportare il Datore di Lavoro nello sviluppo di una valutazione dei rischi che ne tenga conto.

Indicazioni operative

Già con l’accordo quadro del 2002 sul telelavoro si stabilisce che il Datore di Lavoro ha le stesse responsabilità in materia di SSL per i telelavoratori al pari di tutti gli altri, inclusa l’identificazione e la gestione di tutti i rischi lavorativi. Pertanto il Datore di Lavoro deve:

  • Effettuare una valutazione dei rischi, relativa a tutte queste nuove forme di lavoro, che copra i rischi fisici, psicosociali, ergonomici, organizzativi e la loro relazione nello sviluppo dei DMS;
  • Coinvolgere i lavoratori nella valutazione, sviluppando tecnologie (ad es. app) che il lavoratore possa utilizzare per valutare la sua postazione o videochiamate per mostrarla;
  • Elaborare un piano di prevenzione che tenga anche conto dell’importanza del supporto da parte dei colleghi o dei superiori nei periodi di maggior carico di lavoro e della determinazione autonoma delle pause di lavoro;
  • Garantire un’adeguata formazione in materia di SSL.

 

In allegato pubblicazione EU-OSHA “New forms of work in the digital era: implications for psychosocial risks and musculoskeletal disorders”