Avviate il 2 luglio 2025 le firme per il Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro, fra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e parti sociali. Il testo individua strategie di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e per favorire la continuità operativa in condizioni di emergenza climatica, come in caso di caldo estremo.

Il caldo estremo: una frequente emergenza

Le temperature di questi giorni, ben al di sopra della media, hanno determinato una condizione di emergenza che ha spinto diverse Regioni ad adottare misure straordinarie per tutelate i lavoratori.

Tuttavia, le emergenze climatiche di questo tipo sono ormai fenomeni regolari in estate, come evidenziano i dati che registrano un progressivo aumento delle temperature a livello globale e un aumento di eventi meteorologici estremi. Per questo motivo, è necessario un approccio incisivo e coeso a tutela della popolazione e dei lavoratori.

Pochi giorni fa è stato attivato il Piano Caldo 2025 del Ministero della Salute per prevenire i rischi legati alle ondate di calore, di cui abbiamo parlato nell’articolo “Attivo il Piano Caldo 2025 per proteggere la salute dei lavoratori”.

Cosa tratta il Protocollo Quadro

Questa settimana è arrivato alle firme il testo del Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro, che dopo l’approvazione ufficiale da parte delle parti sociali dovrà essere recepito come decreto ministeriale.

L’obiettivo è individuare soluzioni contrattuali e organizzative che, a fronte di condizioni climatiche estreme, permettano di proseguire le attività produttive, tutelando salute e sicurezza dei lavoratori per prevenire infortuni e insorgenza di patologie legate al clima in cui si svolge l’attività.

Il testo ribadisce gli obblighi esistenti in materia di valutazione dei rischi anche da microclima (artt. 28 e 180 del D.lgs. 81/08) e spinge per la definizione di accordi contrattuali nazionali settoriali, territoriali o aziendali, declinati per le specificità del territorio e delle attività lavorative. Il Protocollo individua delle aree su cui concentrare le azioni da concordare nei tavoli contrattuali:

  1. Informazione e formazione;
  2. Sorveglianza sanitaria;
  3. Scelta di abbigliamento, indumenti e DPI;
  4. Riorganizzazione dei turni e degli orari di lavoro.

Il Protocollo prevede anche l’utilizzo di ammortizzatori sociali in situazioni di emergenza, nei termini previsti per i diversi settori produttivi (CIGO, CISOA).

Si fa poi riferimento a possibili incentivi per coloro che adotteranno misure specifiche di tutela connesse con gli accordi attuativi dello stesso Protocollo.  

Indicazioni operative

Il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi a cui possono essere esposti i lavoratori nell’ambito dell’attività della sua organizzazione, anche i rischi derivanti dal microclima e dall’esposizione ai raggi solari.

Come sottolinea il Protocollo, sono particolarmente esposti alle temperature estreme i lavoratori che svolgono operazioni in ambienti all’aperto (c.d. outdoor) o in ambienti chiusi (c.d. indoor) dove non si raggiungono condizioni di confort termico o i criteri minimi di tutela. Ricordiamo alcune delle attività che comportano esposizione particolare al caldo:

  • lavori in edilizia e impiantistica;
  • lavori nei trasporti, servizi di spedizione;
  • lavori siderurgici;
  • lavori ai forni ed alle fornaci;
  • lavori ai soffiatori del vetro;
  • lavori in agricoltura;
  • pescatori;
  • magazzinieri.

Nella valutazione dei rischi è opportuno considerare la presenza di soggetti particolarmente fragili, come lavoratori anziani o soggetti a patologie che possono aggravarsi con le temperature alte.

È necessario informarsi sulle condizioni meteorologiche previste, in modo da prevedere preventivamente azioni di mitigazione in caso di caldo estremoer questo motivo, è stato previsto sistema di monitoraggio meteorologico e sanitario e il bollettino di allerta caldo all’interno del Piano Caldo 2025, consultabili sul sito del Ministero della Salute.

Per ridurre il rischio di infortuni e malori è necessario prevedere:

  • informazione e formazioni adeguati, per tutti i lavoratori, con particolare attenzione a preposti e addetti al primo soccorso e antincendio;
  • abbigliamento e DPI adeguati;
  • programmazione e organizzazione del lavoro che riduca l’esposizione, ad esempio spostando i compiti più aggravanti, rivedendo gli orari di lavoro e la suddivisione dei compiti;
  • riposi e pause regolari, con la possibilità di accedere a luoghi più freschi o ombreggiati in cosa di attività svolta all’aperto.

Ricordiamo che, anche in caso di esposizione al caldo e ai raggi solari, il datore di lavoro può incorrere in sanzioni amministrative e penali se non effettua una corretta valutazione del rischio e adotta misure di prevenzione e protezione adeguate.

In allegato il testo del Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro.