Il dipendente può criticare il datore di lavoro rispettando la verità dei fatti
A cura della redazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16000 dell'8 luglio 2009, ha riconosciuto il diritto di critica del dipendente verso il datore di lavoro - garantito dalla Costituzione - sempre che lo stesso venga esercitato nel rispetto della verità dei fatti, senza ledere gratuitamente il decoro dell'imprenditore.
Il rango costituzionale del diritto di critica del dipendente nei confronti del proprio datore di lavoro o anche del proprio superiore gerarchico, in quanto espressione della libertà di manifestazione del proprio pensiero, non ne legittima un esercizio privo di alcun limite. Occorre, infatti, pur sempre che sia rispettata la verità dei fatti e siano posti in essere modalità e termini tali da non ledere gratuitamente il decoro del datore di lavoro o del proprio superiore gerarchico.
Nell'ipotesi di violazione di tali limiti, l'esercizio del diritto di critica è da ritenersi illecito e, pertanto, idoneo a giustificare l'esercizio, da parte datoriale, del potere disciplinare, anche nelle sue forme più severe, ma, comunque, nel rispetto del principio di proporzionalità tra infrazione e sanzione.
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