La possibilità di estrarre litio dalle brine geotermiche è oggetto di studi e dibattiti, per le sue potenzialità e per il contributo che potrebbe apportare alla transizione ecologica.

Cosa tratta

Il litio è annoverato fra le materie prima critiche secondo il Regolamento UE 2024/1252: ciò significa che si tratta di un elemento di grande importanza per l’economia dell’Unione, ma allo stesso tempo di difficile approvvigionamento per varie ragioni:

  • I maggiori fornitori di litio si trovano al di fuori dell’UE;
  • Molti dei principali siti di estrazioni si trovano in paesi in via di sviluppo, dove è difficile garantire una filiera sostenibile;
  • Costruire nuovi giacimenti richiede tempo (anni) e notevoli investimenti.

Questa materia prima ha assunto poi un ruolo di spicco nella transizione ecologica, in quanto necessaria per la produzione di batterie per veicoli elettrici e dispositivi elettronici.

Il litio, tuttavia, è un materiale abbastanza comune nella crosta terrestreer questo motivo, è possibile trovarlo nelle brine geotermiche, acque salate fra i 100 e i 300 °C, generalmente sfruttate per la produzione di energia geotermica. Spesso ci si riferisce a questi fluidi come salamoie calde.

Il potenziale delle brine geotermiche

L’energia geotermica è una fonte diffusa in Europa e soprattutto in Italia, rinnovabile, a basso impatto e affidabile. Dagli impianti geotermici è possibile estrarre non solo il calore necessario alla produzione di energia, ma, come anticipato, anche materie prime come il litio disciolto nelle brine.

Rispetto alle classiche miniere, estrarre il litio dalle brine geotermiche ha alcuni vantaggi in termini di impatto ambientale:

  • richiede minori quantità di acqua;
  • emette quantità ridotte di CO₂.

Inoltre, non è necessario avviare nuovi siti di estrazione, ma è possibile sfruttare gli impianti geotermici già esistenti.

Il litio può essere ricavato da sistemi a tecnologia evaporativa, ma sono in fase di sviluppo tecniche più avanzate che potrebbero migliorare la qualità del litio estratto e ridurre ulteriormente l’impatto del processo di estrazione.

La legislazione attuale

Il quadro normativo autorizzativo relativo all’utilizzo di fonti geotermiche è complesso e ha una lunga storia.

L’attività estrattiva in Italia è stata disciplinata inizialmente dal Regio Decreto 1443/1927, che riservava la gestione delle risorse solo allo Stato: le successive normative hanno ripartito le competenze fra Stato e Regioni, a seconda del livello di interesse delle risorse, incluse quelle geotermiche.

Il D.lgs. 22/2010 ha determinato il riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche: nel decreto si chiarisce che non sono soggette agli obblighi del Regio Decreto 1443/1927 le piccole utilizzazioni locali, mentre lo sono i siti dove il valore economico delle sostanze minerali estraibili dalle salamoie superi quello dei KWH termici recuperabili.

A seguito del Regolamento UE 2024/1252, l’Italia ha approvato il cosiddetto “DL materie prime critiche”, primo passo per semplificare e rendere più efficaci gli iter autorizzativi al fine di favorire lo sfruttamento di risorse come il litio geotermico.

Conclusioni

Lo utilizzo del litio proveniente dalle brine geotermiche è un perfetto esempio di economia circolare che permette di ridurre l’impatto direttamente, tramite processi estrattivi più sostenibili, e indirettamente, favorendo la transizione ecologica.

In paesi come l’Italia, dove le risorse geotermiche sono già ampiamente sfruttate per la produzione di energia, è auspicabile puntare a favorire lo sviluppo di tecnologie per ricavare da questi siti materie prime critiche in modo sostenibile, rendendo ancora più chiara e semplice la normativa in materia.