Il quadro infortunistico nel settore della sanità
A cura della redazione
INAIL ha pubblicato i dati relativi agli infortuni sul lavoro per il mondo della sanità e assistenza sociale
Cosa tratta?
Il settore sanitario rappresenta uno dei pilastri fondamentali della società, ma è anche tra i più esposti al rischio di infortuni sul lavoro. La complessità delle attività svolte, la presenza di agenti biologici, l’utilizzo di strumenti e macchinari, nonché il contatto diretto con i pazienti, rendono questo ambito particolarmente vulnerabile.
INAIL ci informa che nell’anno 2024 le denunce di infortunio del settore ammontano a 49.632, di cui:
- 32.192 relative al comparto Q 86 - assistenza sanitaria,
- 10.962 relative al comparto Q 87 - servizi di assistenza sociale residenziale,
- 6.478 relativi al comparto Q 88 - assistenza sociale non residenziale.
Se andiamo ad analizzare invece il quinquennio 2020-2024, notiamo che, nel settore della Sanità nel suo complesso l’andamento delle denunce (netto Covid) è sostanzialmente stabile nei 5 anni di osservazione (+1,4% la variazione tra il 2024 e il 2020).
Mentre se analizziamo i comparti singolarmente, nell’Assistenza sanitaria, notiamo una diminuzione del 6,1% dei casi, mentre nei Servizi di assistenza sociale residenziale e in quelli non residenziali si è riscontrato un aumento nel quinquennio del 10,9% e del 35,2% rispettivamente.
Altro dato interessante riguarda il genere, nell’Assistenza sanitaria circa il 70% dei casi viene denunciato da una donna, nell’Assistenza residenziale l’83% e in quella non residenziale il 79%. Gli eventi mortali, invece, riguardano, per il 63% dei casi, uomini.
A livello territoriale, in Nord Italia sono stati denunciati il 55,2% degli eventi del quinquennio, nel Mezzogiorno il 24,6% e al Centro il 20,2%. Le regioni con più denunce sono Lombardia (17,4%), Emilia–Romagna (11,9%), Veneto (8,6%) e Lazio (8,5%).
Circa il 14% delle denunce del quinquennio riguarda lavoratori stranieri, di cui il 72% circa extracomunitari.
Per quanto riguarda le categorie professionali, i lavoratori più colpiti sono le professioni infermieristiche ed ostetriche che denunciano circa il 30% degli eventi, seguono gli operatori sociosanitari circa il 20%, a distanza gli operatori socioassistenziali e gli ausiliari ospedalieri.
Tra gli infortuni definiti positivamente in occasione di lavoro al netto dei casi Covid prevalgono le contusioni, lussazioni, distorsioni, distrazioni (67% dei casi) che interessano prevalentemente gli arti inferiori e, in particolare, le ginocchia e le caviglie e sono determinate da cadute (oltre un quarto dei casi). La colonna vertebrale è molto colpita in quanto coinvolta anche nelle lesioni dovute a movimenti sotto sforzo fisico che rappresentano un terzo delle cause di infortunio.
Cosa dice la legge?
- D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124: Testo unico sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
o Art. 53: impone al datore di lavoro l’obbligo di denuncia all’INAIL nei casi di infortuni con prognosi superiore a 3 giorni o mortali (entro 2 giorni o 24 h per eventi gravi).
o Art. 139: disciplina l’elenco delle malattie professionali per cui è obbligatoria la denuncia.
- D.Lgs. 81/2008: Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro.
o Art. 18: attribuisce al datore di lavoro l’onere della denuncia e della comunicazione all’INAIL anche a fini statistici.
Indicazioni operative
Ecco alcune indicazioni operative concrete per prevenire e ridurre gli infortuni nel settore sanitario:
- Procedure per aghi, taglienti ecc:
o applicare sempre guanti e dispositivi di protezione individuale specifici; adottare dispositivi con sistema di sicurezza integrato (needleless, aghi retrattili) per ridurre le punture accidentali;
o predisporre sessioni periodiche (es. all’inserimento e motivi di spostamento/mansione) su corretta manipolazione e smaltimento;
o dopo l’uso, collocare immediatamente i dispositivi nel contenitore rigido e resistente al taglio/punta; verificare il corretto utilizzo prima dello smaltimento.
- Gestione del rischio biologico:
o valutazione del rischio specifico, redigere un Documento di Valutazione Rischi (DVR) aggiornato;
o norme igienico-comportamentali standard e protocollo post-esposizione.
- Procedure operative interne e formazione: linee guida e manuali operativi dedicati e audit periodici con verifica dell’efficacia.
- Risk management nel contesto sanitario: piani Annuali di Gestione del Rischio.
- Informazione, formazione e coinvolgimento:
o comunicazione continua: diffondere opuscoli come “ABC delle procedure di sicurezza nel settore sanitario”, includendo rischi chimici, biologici, fisici e relative contromisure;
o coinvolgimento diretto del personale: responsabilizzare le figure professionali (datore, dirigenti, RSPP, RLS) affinché segnalino rischi, partecipino alla formazione e attuino le misure di protezione.
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