INAIL fa il punto su infortuni all’estero e riders
A cura della redazione

L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro ha pubblicato il periodico mensile che per questo mese riporta i dati di infortuni all’estero e riders, aggiornati alla data dell’ultima rilevazione disponibile
Cosa tratta?
Ogni anno pervengono all’Inail mediamente un migliaio di denunce di eventi che accadono in territorio estero a lavoratori di ditte italiane. Nel 2023 le denunce (al netto degli studenti1) sono state 951 in calo del 21% rispetto alle 1.202 del 2022.
La quasi totalità degli eventi si concentra nel comparto dell’Industria e dei Servizi. In particolare, i settori economici maggiormente coinvolti risultano essere le Industrie manifatturiere, con circa 300 casi all’anno, tra cui spicca la Fabbricazione di macchinari e apparecchiature N.C.A., che da sola registra circa 100 casi annui. Seguono il settore delle Costruzioni, con circa 220 casi all’anno, e quello dei Trasporti e magazzinaggio, con circa 140 casi annui.
In media, il 75% degli eventi riguarda lavoratori nati in Italia. Tra i lavoratori di origine straniera, le nazionalità maggiormente coinvolte sono quella rumena, marocchina e albanese. Per quanto riguarda gli infortuni occorsi all’estero, i Paesi in cui si registra il maggior numero di casi sono la Francia e la Germania, seguiti da Austria, Svizzera e Spagna.
Le professioni più presenti tra i lavoratori che subiscono un infortunio in territorio estero sono i conduttori di veicoli a motore e a trazione animale, 13% dei casi denunciati. Circa il 90% delle denunce riguarda gli uomini; le età più colpite vanno dai 35 ai 60 anni (65,6% dei casi) e particolarmente dai 45 ai 54 anni.
Le denunce di casi mortali sono state 11 nel 2023.
Per quanto riguarda i riders invece, nel 2023 sono stati denunciati all’INAIL complessivamente 446 infortuni sul lavoro, la stragrande maggioranza degli infortunati è di sesso maschile (92%), sono sostanzialmente giovani, mediamente il 60% ha meno di 35 anni e il 30% è compreso nella fascia di età tra i 35 e i 49 anni.
Il 51% degli infortunati è nato all’estero: 696 nel triennio (2021-2023), quasi tutti sono extra europei. Il Pakistan con circa 4 infortuni ogni 10, seguito a distanza da Bangladesh e India, è il Paese estero più rappresentato.
Le professionalità più coinvolte sono fattorini (66%), addetti alla consegna delle merci (in particolare di pizze e cibi da asporto, 15%) e corrieri (13%).
Focalizzando l’attenzione sui 901 casi riconosciuti relativamente al triennio di analisi, si rileva che per quanto riguarda la diagnosi dell’infortunio nel 42% è una contusione, nel 37% una frattura, nel 15% una lussazione, distorsione, distrazione e in ultimo nel 6% una ferita. La parte del corpo più frequentemente lesa è rappresentata dagli arti che interessano poco meno di 6 eventi su 10; in particolar modo nel caso degli inferiori le più esposte sono le ginocchia (37% dei casi del distretto) e per i superiori la mano (un caso ogni tre).
Quando?
Mese di maggio.
Conclusioni
I dati analizzati mettono in luce due realtà lavorative profondamente diverse ma accomunate da un’elevata esposizione al rischio: da un lato, i lavoratori italiani impiegati all’estero, spesso coinvolti in settori ad alta intensità operativa come l’industria e le costruzioni; dall’altro, i rider in Italia, simbolo di una nuova economia digitale che, pur offrendo flessibilità, presenta ancora forti criticità in termini di sicurezza e tutele.
Questi numeri non sono solo statistiche: raccontano storie di precarietà, di mancanza di protezioni adeguate e di un sistema che, in entrambi i casi, necessita di interventi mirati. È fondamentale che le istituzioni, le imprese e la società civile collaborino per rafforzare le misure di prevenzione, garantire condizioni di lavoro dignitose e promuovere una cultura della sicurezza che non lasci indietro nessuno, né oltreconfine né sulle strade delle nostre città.
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