Infortuni in itinere: un rischio ancora molto sottovalutato
A cura della redazione

Gli infortuni in itinere restano tra i più frequenti e pericolosi, oltre a coinvolgere lavoratori di ogni settore. A confermarlo i dati recentemente pubblicati da INAIL riguardo agli infortuni denunciati nel 2024.
Di cosa tratta:
Secondo gli ultimi dati INAIL, gli infortuni in itinere hanno registrato nel 2024 un nuovo aumento rispetto all’anno precedente (+ 3,1%), con un numero totale di 101.000 casi. Anche gli incidenti mortali hanno registrato una crescita, con un numero totale di 303 casi. Particolarmente alta è l’incidenza di questi eventi nel complesso dei casi: gli infortuni in itinere rappresentano il 19,6% del totale dei casi, mentre quelli con esito mortale circa il 25 %.
Nonostante non avvenga sul posto di lavoro, l’infortunio in itinere è coperto dall’assicurazione INAIL e può avere conseguenze gravi o mortali. I mezzi coinvolti variano: non solo auto, ma anche moto, biciclette, monopattini, mezzi pubblici o persino a piedi. Inoltre, non è limitato a un particolare profilo professionale: riguarda impiegati, operai, tecnici, professionisti, senza distinzione. Basta un incidente stradale, una distrazione, una buca non segnalata o una frenata brusca per trasformare un normale spostamento in un evento traumatico. In alcuni casi, come per chi lavora in turni serali o notturni, il rischio aumenta ulteriormente: l’affaticamento fisico e mentale, l’alterazione del ritmo circadiano e la guida in orari con visibilità ridotta sono fattori aggravanti noti. Anche il contesto urbano o extraurbano influisce: traffico congestionato, strade poco illuminate, percorsi lunghi o mezzi pubblici poco affidabili possono aumentare il rischio.
È importante sottolineare che non tutte le situazioni sono considerate “itinere” in senso tecnico. L’INAIL esclude i percorsi interrotti per motivi personali (es. deviazioni non legate al lavoro) o eventi accaduti in orari incompatibili con quelli di inizio/fine lavoro, mentre riconosce come infortuni coperti anche i casi in cui si accompagnano i figli a scuola, se il tragitto è compatibile e giustificabile e quelli che avvengono in pausa pranzo nello spostamento di andata/ritorno verso il punto di ristoro (se non presente mensa aziendale interna). Anche l’utilizzo del mezzo privato potrebbe comportare il mancato riconoscimento dell’infortunio, poiché dovrebbe essere privilegiato l’uso di mezzi pubblici, per quanto possibile. Infine, sono esclusi dalla copertura assicurativa gli incidenti causati dall’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, violazione del codice della strada o guida senza patente.
Indicazioni operative:
Pur in assenza di una responsabilità giuridica diretta, il datore di lavoro ha buoni motivi per occuparsi del rischio di infortunio in itinere. Gestire il tema in modo proattivo rafforza il clima aziendale e il senso di tutela percepito dai lavoratori; inoltre, questi infortuni sono tra le maggiori cause di assenza prolungata dal lavoro e generano costi indiretti importanti e perdite di produttività.
A meno che non vengano forniti veicoli aziendali, non sono previsti obblighi per il datore di lavoro. Implementare misure di prevenzione rappresenta quindi una scelta volontaria, ma strategica. Di seguito alcune azioni utili:
- Promuovere una cultura della sicurezza stradale, con corsi di guida sicura o materiali informativi;
- Organizzare i turni tenendo conto della fatica e della sicurezza post-turno, in particolare per chi esce da un lavoro notturno;
- Consentire ingressi/uscite scaglionati o flessibili, riducendo l’esposizione al traffico intenso. Inoltre, l’assenza di orari di ingresso stringenti riduce il rischio di incidente dovuto all’alta velocità per evitare ritardi;
- Favorire il car pooling, navette aziendali o uso di mezzi pubblici sicuri, dove possibile;
- Offrire coperture assicurative aggiuntive o politiche di smart working;
- Incentivare l’utilizzo del casco in caso di utilizzo di mezzi come bicicletta o monopattino.
Un’ulteriore misura che potrebbe portare benefici al fine di ridurre gli infortuni in itinere, seppur indirettamente, è la nomina del mobility manager. Questa figura può essere nominata da qualsiasi organizzazione per ridurre l’impatto ambientale derivante dagli spostamenti casa-lavoro dei lavoratori, ma alcune misure potrebbero avere riscontri positivi anche in ambito SSL (es. l’incentivazione nell’suo dei mezzi pubblici rispetto ai veicoli privati). In alcuni casi, la nomina è anche obbligatoria: ai sensi del D.M 12 maggio 2021, è necessario nominare il mobility manager in presenza di unità locali con più di 100 lavoratori inserite in un capoluogo di provincia o in un comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti.
Anche se non obbligatoria, l’inclusione del rischio in itinere nelle strategie di prevenzione aziendale è oggi un segno di maturità organizzativa. Guardare “oltre il perimetro aziendale”, fino al rientro sicuro a casa del lavoratore, significa realmente investire in benessere, continuità operativa e responsabilità sociale.
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