Pubblicata l’edizione 2025 del rapporto ISPRA che colloca l’Italia fra i Paesi europei più virtuosi per efficienza energetica, ma ancora lontano dagli obiettivi climatici del 2030. Ancora mancano alternative strutturali alle fonti di energia fossili.

Cosa tratta:

Il rapporto ISPRA “Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European Countries” mette in relazione i risultati dell’Italia con quelli dei principali Paesi europei.

Da questo emerge che l’Italia ha fatto notevoli passi avanti: le emissioni di gas serra sono calate del 26,4% dal 1990 al 2023 (-35,5% dal 2005 al 2023). I dati preliminari del 2024 conferma la tendenza in discesa.

L’Italia è anche fra i Paesi con l’intensità energetica per PIL più bassa in UE, fanno meglio solo Germania e Paesi Bassi: questo indicatore rappresenta l’efficienza energetica di un Paese, ovvero la capacità, a parità di valore prodotto, di consumare meno energia.

Anche sul fronte delle rinnovabili la quota nazionale sul consumo interno lordo di energia è passata dal 4,4% del 1990 al 20,5% del 2023, piazzandosi fra i migliori in Europa. Dobbiamo qui distinguere fra due grandezze:

  • Consumo interno lordo è dato dalla produzione lorda di energia elettrica al quale va aggiunto il saldo degli scambi energetici con l'estero.
  • Consumo finale lordo di energia, che rappresenta la domanda totale di energia.

Gli obiettivi europei sono tarati sul consumo finale lordo di energia, di cui la quota dell’Italia è inferiore alla media europea nel 2023 (19,6% contro 24,6%) e lontana dall’obiettivo per il 2030 (38,7%).

Nel nostro Paese il mix energetico e l’intensità di carbonio, il rapporto tra gas serra e valore aggiunto, risultano peggiori della media europea, penalizzati dalla mancanza di alternative forti alle fonti di energia fossili, in particolare il nucleare.

I settori che frenano

Come emergeva anche dai precedenti rapporti, la decarbonizzazione in Italia fatica ancora a prendere slancio in particolare in due settori:

  • Trasporti: rappresentano il 28% delle emissioni nazionali, con il segmento auto che pesa per il 64% del totale stradale. Le emissioni pro capite da auto sono tra le più alte d’Europa.
  • Settore residenziale: elettrificazione è ferma al 19,8% contro il 25,9% UE, da cui emerge la forte dipendenza dal gas naturale per il riscaldamento.

Industria e agricoltura mostrano invece performance virtuose: l’intensità energetica e carbonica è tra le più basse d’Europa, grazie ad una buona efficienza e all’uso di gas naturale. Il settore elettrico ha ridotto il fattore di emissione del 55,7% dal 2005, ma risente dell’assenza del nucleare, rispetto a Paesi come Francia e Svezia.

Indicazioni operative

Per ridurre l’impronta di carbonio, le imprese dei settori produttivi possono agire su tre fronti chiave:

  • Efficienza energetica: investire in tecnologie ad alta efficienza (motori elettrici, sistemi di recupero calore, pompe di calore industriali) e implementare sistemi di monitoraggio e gestione digitale dei consumi (energy management).
  • Elettrificazione e rinnovabili: sostituire progressivamente caldaie a gas con pompe di calore elettriche, installare impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo per autoconsumo, favorire l’elettrificazione dei processi termici a bassa e media temperatura.
  • Logistica e mobilità aziendale: rinnovare le flotte con veicoli elettrici o a biometano e ottimizzare i trasporti con soluzioni di intermodalità e software di routing.
  • Riduzione delle emissioni non energetiche: migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre lo smaltimento in discarica e adottare pratiche agricole a basse emissioni (digestione anaerobica, riduzione fertilizzanti chimici).
  • Compensazione e certificazioni: aderire a schemi di certificazione (ISO 50001, Carbon Footprint), che permettono anche di migliorare la reputazione sul mercato e avere accesso a specifici incentivi.