Qualità dell’aria negli uffici: dal Rapporto ISTISAN 25/15 indicazioni per il monitoraggio
A cura della redazione

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il Rapporto ISTISAN 25/15, un documento tecnico-scientifico che analizza la qualità dell’aria indoor negli uffici e fornisce strategie di monitoraggio e controllo degli inquinanti chimici e biologici.
Di cosa tratta:
La qualità dell’aria indoor negli uffici, sia pubblici che privati, è un tema delicato, considerando che i lavoratori trascorrono gran parte della loro giornata in spazi chiusi, ognuno con condizioni di salute diverse. Il rapporto evidenzia come una ventilazione insufficiente, le emissioni da stampanti e materiali da costruzione, l’uso di prodotti chimici per la pulizia e la presenza di microrganismi possano determinare esposizioni significative a inquinanti. Le conseguenze spaziano da disturbi acuti, come mal di testa, irritazioni e calo di concentrazione, fino a patologie croniche a carico delle vie respiratorie, che si rispecchiano in un aumento dei costi della sanità. Inoltre, qualsiasi rischio può influenzare la soddisfazione personale, la produttività e le relazioni.
Il documento analizza, quindi, non solo i rischi diretti per la salute, ma anche le ripercussioni sul benessere organizzativo e sulla produttività aziendale, sottolineando come la gestione dell’aria indoor debba essere parte integrante delle strategie di prevenzione. Tuttavia, evidenzia come ancora oggi il tema sia sottovalutato, in primis dalla legislazione (D.lgs. 81/08), che si concentra maggiormente sull’esposizione in ambito industriale.
Indicazioni operative:
Il Rapporto ISTISAN 25/15 fornisce una guida concreta su come impostare un piano di monitoraggio negli uffici. Il primo passo è rappresentato dalla corretta progettazione e manutenzione degli impianti di ventilazione e il monitoraggio dei parametri microclimatici (temperatura, umidità, CO₂). È importante anche scegliere con cura i materiali per arredi e rivestimenti, prediligendo quelli a basse emissioni, in modo da ridurre la diffusione di composti organici volatili.
Vengono poi descritti i metodi di campionamento, distinti tra ambito chimico e biologico:
Inquinanti chimici e particellato:
- Per i COV e VVOC si possono adottare campionatori attivi con pompe e fiale adsorbenti (carbone attivo, gel di silice, polimeri), ideali per indagini di breve durata, oppure campionatori passivi a diffusione, che permettono di raccogliere valori medi su periodi più lunghi. Per analisi puntuali si possono utilizzare canister o sacchi gonfiabili, adatti a prelievi istantanei;
- Per il particolato (PM10 e PM2,5) la norma UNI EN 12341 prevede l’uso di campionatori selettivi con raccolta su filtri (fibra di vetro, quarzo, PTFE), che consentono sia la determinazione gravimetrica sia l’analisi della composizione chimica (IPA, PCB, metalli);
- Strumenti automatici in tempo reale permettono di seguire l’andamento spazio-temporale delle concentrazioni, individuando momenti o attività critiche (pulizie, uso di stampanti, alta affluenza in sala riunioni);
Inquinanti biologici (bioaerosol e superfici):
- Per batteri e funghi si utilizzano impattatori e filtri che raccolgono campioni d’aria da analizzare in laboratorio, con risultati espressi in UFC/m³;
- Per i virus sono disponibili metodiche di campionamento su filtri o supporti specifici, seguite da analisi molecolari (PCR/RT-PCR), utili soprattutto in situazioni epidemiche;
- Per gli allergeni indoor (acari, pollini, derivati animali) si impiegano campionatori volumetrici e analisi immunologiche;
- Anche le superfici vengono monitorate con tamponi o piastre a contatto, per verificare la presenza di microrganismi in aree sensibili come mense, tastiere o sale riunioni.
La scelta del metodo dipende dagli obiettivi: verificare la conformità a valori guida, individuare le sorgenti, monitorare esposizioni medie nel tempo o valutare l’efficacia di interventi correttivi. Tutte le tecniche raccomandate fanno riferimento a standard riconosciuti (ISO, CEN, UNI).
Conclusioni:
Il Rapporto ribadisce che la qualità dell’aria in ufficio deve essere considerata un vero e proprio fattore di rischio da includere nei Documenti di Valutazione del Rischio. Implementare strategie di monitoraggio, utilizzare metodologie validate e integrare le buone pratiche nella gestione quotidiana degli spazi rappresenta non solo un obbligo di tutela della salute, ma anche una leva di efficienza organizzativa, che permette di prevenire problemi di salute e migliorare il benessere lavorativo.
Per maggiori approfondimenti si allega il documento ufficiale.
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