Sedentarietà sul lavoro: quando la comodità diventa un pericolo
A cura della redazione
La sedentarietà è oggi uno dei rischi più diffusi negli ambienti di lavoro moderni, aggravata dalla diffusione dello smart working e del lavoro ibrido. Passare molte ore seduti, davanti a un computer e in ambienti non sempre ergonomici, espone i lavoratori a disturbi muscolo-scheletrici, cardiovascolari e psicofisici.
Di cosa tratta:
La sedentarietà è diventata una componente strutturale del lavoro contemporaneo. Il modello produttivo, sempre più basato su PC, riunioni virtuali e procedure digitalizzate, ha ridotto drasticamente la quantità di movimento quotidiano dei lavoratori. Se un tempo la fatica fisica rappresentava il principale fattore di rischio, oggi è l’assenza di movimento a incidere sulla salute.
Secondo dati INAIL 2024, oltre il 70% dei lavoratori impiegatizi trascorre più di sei ore al giorno seduto; le ricerche OMS e JAMA Network (2024) mostrano che stare seduti per lunghi periodi aumenta del 16% la mortalità totale e del 34% quella cardiovascolare.
Negli uffici moderni, il lavoratore trascorre gran parte della giornata seduto davanti a uno schermo, spesso con pause irregolari e ritmi dettati dalle scadenze informatiche più che dalle esigenze fisiologiche. L’automazione ha ridotto il numero di spostamenti fisici, la digitalizzazione ha sostituito incontri e riunioni in presenza con videoconferenze statiche, e la comunicazione via chat o e-mail ha eliminato persino le brevi camminate tra uffici. Il risultato è un modello di lavoro che sollecita poco il corpo ma molto la mente, aumentando fatica, rigidità muscolare e stress.
Con l’espansione dello smart working, la situazione si è ulteriormente complicata. Se da un lato il lavoro agile ha portato flessibilità e autonomia, dall’altro ha ridotto i confini tra vita privata e attività professionale, favorendo comportamenti più sedentari. Molti lavoratori operano da casa in ambienti non progettati per l’uso prolungato del computer: tavoli da cucina, sedie non regolabili, spazi condivisi o male illuminati. L’azienda, pur mantenendo l’obbligo di tutela, non ha alcun controllo diretto sull’ambiente di lavoro domestico, né può verificare la conformità ergonomica della postazione. Questo genera un paradosso: il datore di lavoro è responsabile della salute del lavoratore, ma non può intervenire nel luogo dove il rischio si manifesta.
Impatti sulla salute e sulla produttività
La sedentarietà prolungata provoca alterazioni a diversi livelli. Sul piano fisico, favorisce dolori lombari, rigidità cervicale, disturbi circolatori e tensioni muscolari. Sul piano metabolico, riduce il dispendio energetico e può contribuire all’aumento di peso, all’ipertensione e al diabete di tipo 2. A ciò si aggiungono gli effetti psicologici: la riduzione del movimento e dell’interazione sociale comporta un peggioramento del tono dell’umore e della concentrazione. In contesti di smart working, questi fattori si combinano con l’isolamento, la reperibilità continua e la difficoltà di staccare dal lavoro, amplificando stress e affaticamento.
Indicazioni operative:
- Valutazione e prevenzione del rischio;
- Prevedere questionari periodici o check ergonomici anche per i lavoratori in smart working;
- Fornire sedie e supporti ergonomici (o contributi per l’acquisto nel caso di lavoro agile);
- Suggerire l’uso di scrivanie regolabili in altezza e di monitor esterni per evitare posture scorrette;
- Favorire la rotazione delle mansioni e pause attive (almeno 15 minuti di pausa ogni 2 ore di esposizione a videoterminale);
- Includere il rischio nella formazione ex art. 37 e nell’informazione ex art. 36 del D.Lgs. 81/08;
- Diffondere linee guida interne per la corretta organizzazione del lavoro da casa (illuminazione, postura, pause, idratazione, gestione del carico visivo);
- Promuovere programmi aziendali di benessere (pacchetto welfare che includa promozioni per attività welness).
Cosa dice la legge:
Il D.Lgs. 81/2008, all’articolo 28, impone la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza, inclusi quelli di natura ergonomica e organizzativa, quindi anche la sedentarietà. In particolare:
- Titolo VII disciplina l’uso dei videoterminali, prevedendo pause di almeno 15 minuti ogni due ore (art. 175).
- L’Allegato XXXIV definisce i requisiti minimi per le postazioni di lavoro (altezza piani, posizione monitor, sedia regolabile).
- Per lo smart working, la Legge 81/2017 (art. 22) richiama l’obbligo del datore di lavoro di garantire la sicurezza e la salute anche durante il lavoro agile, anche tramite informazione e formazione preventiva (obbligo di consegna annuale di informativa scritta sui rischi).
Conclusioni:
Per l’organizzazione, i rischi legati alla sedentarietà hanno conseguenze tangibili che si traducono in aumento di assenze per malattia, riduzione delle performance e incremento dei costi indiretti.
Nel lavoro agile, la sfida è garantire pari tutela anche se il contesto non è direttamente controllabile, mantenendo l’obbligo di informare, formare e fornire linee guida per una postazione sicura anche a casa.
Affrontare questo rischio significa investire non solo in ergonomia, ma anche in cultura organizzativa e benessere generale. L’obiettivo deve essere trasformare il lavoro sedentario in un lavoro “dinamico”, dove la postazione non diventa una trappola ma un punto di equilibrio tra tecnologia e benessere.
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