Sicurezza (e resilienza) per un clima che cambia
A cura della redazione
Il cambiamento climatico sta trasformando il lavoro e la sicurezza in azienda. Eventi estremi colpiscono territori inediti e mettono in crisi infrastrutture e sistemi di allerta. Le imprese devono integrare piani di emergenza aggiornati, tecnologie di comunicazione e formazione dei lavoratori per garantire resilienza e continuità operativa. La leadership ha il compito di trasformare la prevenzione in strategia, investendo in sicurezza e cultura organizzativa.
Cosa tratta :
Il clima non è più un fattore esterno da osservare con distacco: è diventato una variabile che incide direttamente sulla sicurezza dei lavoratori e sulla continuità delle attività produttive. Eventi meteorologici estremi, un tempo confinati a determinate aree geografiche, oggi si manifestano con frequenza crescente e colpiscono territori e comunità che non avevano mai sperimentato simili condizioni. Negli ultimi anni, incendi, alluvioni e ondate di calore hanno mostrato come la vulnerabilità non dipenda solo dalla forza della natura, ma anche dalle fragilità dei sistemi umani:
- infrastrutture obsolete,
- comunicazioni frammentate,
- scarsa fiducia nei sistemi di allerta.
In diversi casi, non è stato il fenomeno atmosferico in sé a causare vittime, ma il ritardo o l’assenza di risposte efficaci. Le aziende, soprattutto quelle con lavoratori esposti all’aperto o in contesti operativi delicati, devono ormai considerare il rischio climatico alla stregua di qualsiasi altro rischio professionale. Non basta più affidarsi ai dati storici: occorre integrare le previsioni meteo, le analisi di impatto e le esperienze di altri territori per costruire piani di emergenza realmente efficaci.
La nuova geografia del rischio
In Italia e nel mondo, aree tradizionalmente considerate “sicure” stanno sperimentando condizioni inedite: ondate di calore in città del Nord Europa, incendi in regioni boreali, alluvioni in metropoli già segnate da urbanizzazione spinta. La crescita demografica e lo sviluppo di nuove infrastrutture in zone vulnerabili amplificano il rischio.Un esempio emblematico è quello delle città che continuano ad espandersi in aree alluvionali o a rischio incendi boschivi. La costruzione di migliaia di abitazioni in zone esposte ha reso più complesso il lavoro di protezione civile e ha aumentato la probabilità che un evento naturale si trasformi in catastrofe.
Il ruolo delle imprese
Le aziende hanno una responsabilità cruciale: proteggere i propri lavoratori e garantire la continuità operativa. Questo significa predisporre piani di emergenza aggiornati, integrare tecnologie di monitoraggio e comunicazione, e formare i lavoratori affinché sappiano reagire in modo autonomo e tempestivo. La sicurezza non si gioca solo sul campo: la capacità di diffondere informazioni chiare e tempestive è determinante. In diversi disastri recenti, i sistemi di allerta non hanno raggiunto la popolazione in tempo utile, con conseguenze drammatiche. Per questo, le imprese devono dotarsi di piattaforme di comunicazione integrate, capaci di inviare notifiche immediate e personalizzate.
Prepararsi al peggio per garantire il meglio
La resilienza non è un concetto astratto: significa allenare le persone e i sistemi a reagire. Le esercitazioni periodiche, la definizione di ruoli chiari, la simulazione di scenari complessi sono strumenti indispensabili per ridurre l’impatto di un evento estremo.La tecnologia può fare la differenza:
- Sensori ambientali,
- Sistemi di alert automatizzati,
- Piattaforme digitali per la gestione delle emergenze
consentono di ridurre i tempi di risposta e di coordinare le azioni. Ma la tecnologia da sola non basta: serve una cultura della sicurezza diffusa, che metta al centro la prevenzione e la capacità di agire anche in assenza di istruzioni immediate.
Dopo la tempesta
La fase post-evento è altrettanto delicata. Ripristinare la sicurezza dei luoghi di lavoro, garantire la salute dei lavoratori impegnati nelle operazioni di ripristino e imparare dagli errori sono passaggi fondamentali. Ogni emergenza deve diventare occasione di miglioramento, con analisi puntuali e aggiornamento dei piani.
Leadership e responsabilità
La resilienza organizzativa nasce dall’impegno della leadership. Investire in infrastrutture più solide, sistemi di backup energetico, strumenti di monitoraggio avanzati non è un costo, ma un investimento sulla continuità e sulla sicurezza. La gestione del rischio climatico deve entrare a pieno titolo nelle strategie aziendali e nei processi decisionali.
COSA DICE LA LEGGE
- La normativa italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008 e successive modifiche) impone al datore di lavoro l’obbligo di valutare tutti i rischi, compresi quelli derivanti da condizioni climatiche e ambientali.
- È necessario predisporre piani di emergenza e evacuazione.
- Devono essere garantite misure di protezione per i lavoratori esposti a condizioni meteo avverse.
- La formazione e l’informazione dei dipendenti sono obbligatorie e devono includere procedure di comportamento in caso di eventi naturali.
- L’adozione di sistemi di comunicazione e allerta rientra tra le misure di prevenzione e protezione.
INDICAZIONI OPERATIVE
- Aggiornare periodicamente il piano di emergenza aziendale con scenari climatici estremi.
- Integrare sistemi di monitoraggio ambientale e piattaforme di comunicazione automatizzata.
- Prevedere esercitazioni regolari con simulazioni di alluvioni, incendi e ondate di calore.
- Definire ruoli e responsabilità chiare per ogni fase dell’emergenza.
- Garantire la disponibilità di DPI specifici per condizioni meteo avverse (indumenti impermeabili, protezioni dal calore).
- Stabilire protocolli per la sospensione delle attività in caso di allerta meteo.
- Coordinare le azioni con autorità locali e servizi di emergenza.
- Documentare ogni evento e aggiornare le procedure sulla base delle criticità riscontrate.
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