Lo stirene è un monomero ad ampia diffusione industriale, con effetti irritativi e neuro‑ototossici e una valutazione IARC 2A di cancerogenicità. I limiti di esposizione variano tra Paesi; per questo, la gestione efficace richiede monitoraggio ambientale e biologico integrato, controllo delle emissioni (resine LSE/LSC, processi chiusi, ventilazione), e attenzione ai fattori di confondimento (rumore, acetone, fumo). Il nuovo quadro UE sui reprotossici alza l’asticella della prevenzione e della formazione in azienda.

Cosa tratta :

Lo stirene è un monomero largamente impiegato per produrre polistirene, gomme e resine poliestere rinforzate con fibra di vetro (FRP): una sostanza di alto volume produttivo che interessa cantieri nautici, compositi, automobilistico e molti altri settori. Gli effetti acuti includono irritazione di occhi e vie respiratorie; l’esposizione cronica può dare sintomi neurologici (cefalea, stanchezza, difficoltà di concentrazione), alterazioni uditive e visive, e disturbi dell’umore.Sul piano della classificazione del pericolo, lo stirene è valutato “probabilmente cancerogeno” (IARC, Gruppo 2A) e, ai fini CLP, riporta indicazioni di pericolo come infiammabilità, irritazione cutanea/oculare, tossicità specifica per organi bersaglio da esposizione ripetuta (STOT RE 1) con danno all’udito, e sospetta tossicità riproduttiva.


Perché il tema riguarda la salute e sicurezza

Ototossicità e rumore

La letteratura segnala effetti ototossici dello stirene e l’interazione con il rumore: la co‑esposizione può amplificare il danno uditivo, rendendo fondamentale integrare la valutazione del rischio chimico con quella del rumore.

Cancerogenicità e quadro regolatorio

L’IARC classifica lo stirene nel Gruppo 2A; negli USA il NTP lo include tra le sostanze “ragionevolmente anticipate come cancerogene”. La prevenzione in azienda, dunque, deve puntare a ridurre l’esposizione al livello più basso ragionevolmente ottenibile (ALARP). 

Limiti di esposizione: un mosaico di valori

Non esiste un BOELV europeo vincolante specifico per lo stirene; i valori limite sono fissati a livello nazionale e risultano variabili. In Francia la VLEP vincolante è 100 mg/m³ (≈23,3 ppm, 8h) e 200 mg/m³ (≈46,6 ppm, 15 min); nel Regno Unito il WEL è 100 ppm (8h) e 250 ppm (15 min); in Germania l’AGW è 20 ppm (8h) con breve termine 40 ppm.Questa variabilità impone di conoscere il riferimento nazionale e, in ogni caso, di privilegiare misure tecniche e organizzative per ridurre le concentrazioni ambientali.

Come si misura l’esposizione: ambientale e biologica

Monitoraggio ambientale

Campionatori diffusivi su carbone attivo (estrazione con toluene; analisi GC‑FID): metodo validato OSHA 1014. Misura diretta in aria con FTIR estrattiva portatile: metodo NIOSH 3800. 

Monitoraggio biologico

Biomarcatori principali: acido mandelico (MA) e acido fenilgliossilico (PGA) in urina. L’indice BEI® ACGIH per la somma MA+PGA è 400 mg/g creatinina (fine turno); in sangue venoso lo stirene tal quale ha un BEI® di 0,2 mg/L a fine turno. Saliva: matrice alternativa utile per solventi ototossici, con metodi HS‑GC/MS ad alta sensibilità.

Che cosa può falsare le misure

Fumo di tabacco e contaminazioni ambientali indoor aumentano i livelli di stirene e possono confondere i risultati del biomonitoraggio. Co‑esposizione ad acetone (detergenza/cleaning): documentata interferenza sul metabolismo dello stirene e sulla correlazione aria‑urina (MA+PGA).

Prevenire l’esposizione: cosa funziona davvero

Processo e materiali

Ridurre le emissioni scegliendo resine a bassa emissione di stirene (LSE/LSC) e tecnologie chiuse (RTM, infusione): in molti casi la perdita di stirene scende sotto l’1% con processi chiusi rispetto al 4–10% di spray‑up/hand lay‑up.

Ventilazione e contenimento

Aspirazione dedicata e vicino alla sorgente; barriere e confinamento in aree dedicate. Linee guida nazionali e buone pratiche indicano la misurazione periodica delle concentrazioni in aria per verificare l’efficacia.Sorveglianza biologica e sanitariaProgrammi di biomonitoraggio (MA+PGA e, quando utile, sangue/saliva) con lettura in relazione a TLV/WEL/VLEP locali e BEI®; attenzione al rumore e alla co‑esposizione ad altri solventi.

Cosa è cambiato (e cosa sta cambiando) in normativa

La Direttiva (UE) 2022/431 ha esteso la tutela ai reprotossici nell’alveo della Direttiva Cancerogeni/Mutageni, rafforzando obblighi di prevenzione, valutazione e formazione; in Italia il recepimento è avvenuto con il D.Lgs. 135/2024, che aggiorna il Testo Unico 81/2008 e ridefinisce oneri per datori di lavoro e sorveglianza sanitaria.In allegato la guida INAIL

COSA DICE LA LEGGE

  • Classificazione (CLP): infiammabile, irritante, nocivo per inalazione, STOT RE 1 con danno all’udito, sospettato di nuocere al feto.
  • Applicare etichettatura e misure di gestione del rischio coerenti con CLP e SDS estese dei fornitori.
  • Limiti nazionali:Francia: VLEP vincolante 100 mg/m³ (≈23,3 ppm) – 8h; 200 mg/m³ (≈46,6 ppm) – 15 min; con menzione “bruit” per la possibile co‑interazione col rumore.
  • Regno Unito: WEL 100 ppm (8h), 250 ppm (15 min) (Ep0/2005).
  • Germania: AGW 20 ppm (8h); breve termine 40 ppm.Direttiva (UE) 2022/431: include i reprotossici nella Direttiva 2004/37/CE; obblighi rafforzati su valutazione del rischio, misure tecniche, formazione e sorveglianza sanitaria; recepita in Italia con D.Lgs. 135/2024.
  • Biomonitoraggio (ACGIH BEI®): somma MA+PGA = 400 mg/g creatinina (fine turno); stirene nel sangue = 0,2 mg/L (fine turno). I BEI® supportano l’interpretazione dei risultati in relazione ai TLV®.


INDICAZIONI OPERATIVE

  1. Mappare i processi: identificare fasi ad alta emissione (spray‑up, hand lay‑up, gelcoat) e pianificare il passaggio a processi chiusi dove possibile.
  2. Selezione materiali: preferire resine LSE/LSC e catalizzatori/additivi che riducono volatilità; fissare criteri di acquisto con soglie di % stirene.
  3. Ventilazione “a prova di errore”: aspirazione localizzata con interlock/monitor che segnalino cali di portata; manutenzione programmata con checklist pre‑turno.
  4. Monitoraggio ambientale: diffusive badge OSHA 1014 per TWA e STEL; usare GC‑FID e riportare pressione/temperatura del sito per una stima corretta;FTIR (NIOSH 3800) per letture in continuo e investigazioni di picchi.
  5. Monitoraggio biologico: definire una finestra di campionamento (fine turno) e un protocollo per MA+PGA; segnalare valori prossimi al BEI®; utilizzare saliva per screen rapidi in linee ad alta variabilità.
  6. Gestione dei confondenti: raccogliere informazioni su fumo e acetone in reparto; se presenti, annotarli nel referto e valutare misure alternative (detergenti meno volatili, aree fumo esterne).
  7. Rumore: includere test audiometrici e piani integrati chimico+rumore; DPI uditivi adeguati quando si lavora con stirene in ambienti rumorosi.
  8. Formazione mirata: procedure di manipolazione/cleaning, segnalazione odori anomali, uso corretto di DPI respiratori/oculari/cutanei; aggiornamenti alla luce del D.Lgs. 135/2024.
  9. Verifica di efficacia: audit trimestrali con trending dei dati (aria+urina), confronto con WEL/VLEP e BEI®, e piani di miglioramento (sostituzione, enclosure, automazione).