L’Inail ha pubblicato una nuova trattazione sui tumori naso-sinusali (TuNS) e del rinofaringe (NPC) derivanti dall’esposizione a polveri di legno, analizzando il fenomeno dal punto di vista tecnico, medico-legale ed epidemiologico.

Di cosa tratta:

La monografia Inail approfondisce il legame tra le polveri di legno e l’insorgenza di tumori maligni delle cavità nasali, dei seni paranasali e del rinofaringe. Classificate dalla IARC come cancerogeni di Gruppo 1, le polveri di legno rappresentano un rischio consolidato in particolare nelle lavorazioni artigianali e nelle attività di falegnameria e produzione di mobili.

Il documento analizza i dati Inail, Istat e SIREP, secondo i quali oltre 200.000 lavoratori risultano potenzialmente esposti, con maggiore incidenza nelle regioni del Nord e nelle province con prevalenza di microaziende.

Il comparto legno in Italia

Il settore legno-arredo, nonostante il ridimensionamento strutturale degli ultimi decenni, resta una filiera complessa e diffusa sul territorio. Secondo i dati Istat 2023:

  • il codice Ateco C16 (Industria del legno e prodotti in legno e sughero) conta oltre 20.000 imprese e circa 91.000 addetti;
  • il codice C31 (Fabbricazione di mobili) registra 15.000 aziende e oltre 128.000 lavoratori.

Il rischio da polveri di legno

Le polveri di legno derivano da lavorazioni meccaniche, come taglio, piallatura, levigatura e fresatura e contengono componenti organiche e inorganiche variabili in base alla specie trattata. La IARC ha classificato le polveri di legno come cancerogeni di Gruppo 1 già nel 1995, confermando nel 2012 la sufficiente evidenza epidemiologica di nesso causale con tumori delle cavità nasali, dei seni paranasali e del rinofaringe. Il rischio è maggiore per chi lavora essenze dure (quercia, faggio, mogano), ma la normativa europea considera anche le esposizioni miste equivalenti, in quanto comuni nei processi industriali. Le esposizioni di lunga durata (oltre 10–15 anni) sono correlate a una latenza media di 30-40 anni nello sviluppo dei tumori e il rischio persiste anche dopo la cessazione dell’attività.

Cosa dice la legge

La Direttiva 2004/37/CE e i successivi aggiornamenti hanno introdotto specifiche misure di protezione per gli agenti cancerogeni e mutageni. Con la Direttiva (UE) 2017/2398, recepita in Italia dal D.Lgs. 44/2020, il valore limite di esposizione professionale (VLEP) per le polveri di legno duro è stato ridotto da 5 mg/m³ a 2 mg/m³ (frazione inalabile – media su 8 ore). La norma italiana, rappresentata dal D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo II, impone al datore di lavoro:

  • la valutazione delle esposizioni tramite misurazioni ambientali (UNI EN 689:2019);
  • la notifica del registro degli esposti all’Inail (banca dati SIREP);
  • la sorveglianza sanitaria obbligatoria;
  • la formazione specifica e l’adozione di misure tecniche e organizzative di contenimento del rischio.

Dal 17 gennaio 2023 il limite di 2 mg/m³ è pienamente operativo e si applica anche alle miscele di legni duri e teneri.Il DM 10 ottobre 2023 ha aggiornato le tabelle delle malattie professionali riconosciute dall’Inail. Per le lavorazioni che espongono a polveri di legno sono oggi tabellate:

  • Asma bronchiale;
  • Carcinoma delle cavità nasali, dei seni paranasali e del rinofaringe.Ciò comporta il riconoscimento automatico dell’origine professionale quando siano soddisfatti i requisiti di tabella (malattia, lavorazione e periodo).

Epidemiologia e banche dati Inail

Lo studio si basa su tre principali fonti informative:

  1. ReNaTuNS: Registro nazionale dei tumori naso-sinusali, istituito presso Inail, che dal 1989 raccoglie i casi di TuNS di sospetta origine professionale. Il 67% dei casi totali presenta un’esposizione professionale, in cui le polveri di legno sono il principale agente cancerogeno (49,4%), seguite da cuoio, solventi e formaldeide.
  2. SIREP: Sistema Informativo Registro Esposizioni Professionali, che dal 2000 raccoglie notifiche aziendali sugli esposti a cancerogeni. Stima 209.000 lavoratori potenzialmente esposti, di cui il 79% uomini e il 21% donne.
  3. MalProf: Sistema informativo sulle malattie professionali segnalate alle ASL, che nel quadriennio 2019-2022 ha registrato 50 casi di tumori nasali e dell’orecchio medio con nesso positivo, principalmente nel settore C16.

Indicazioni operative:

Dal punto di vista operativo:

  • effettuare misurazioni periodiche secondo UNI EN 689:2019;
  • tenere aggiornato il registro degli esposti e dei cessati (art. 243 D.Lgs. 81/08);
  • fornire DPI idonei, sistemi di aspirazione localizzata e manutenzione costante degli impianti;
  • integrare la valutazione con analisi delle essenze lavorate e schede tecniche dei materiali compositi;
  • formare i lavoratori sui rischi specifici, sulla corretta pulizia e sul significato dei sintomi precoci (epistassi, ostruzione nasale persistente, rinorrea).

Infine, il medico competente assume un ruolo centrale nella prevenzione e nel monitoraggio dei lavoratori esposti. Il protocollo sanitario deve includere:

  • anamnesi lavorativa dettagliata;
  • valutazione di apparato respiratorio, seni paranasali, rinofaringe e cute;
  • controlli periodici per diagnosi precoce di lesioni precancerose o irritative;
  • indicazioni su DPI (maschere filtranti FFP2/FFP3), aspirazione localizzata e pulizia ambientale.

Per maggiori approfondimenti si allega il documento ufficiale.