Il Consiglio di Stato chiarisce con sentenza che è da ritenersi valido l’annullamento dell’AIA quando non vi è una corretta rappresentazione dei fatti

 

Cosa tratta?

La IV Sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4859 del 4 giugno 2025, ha affermato un principio di particolare rilievo in materia ambientale e di tutela della salute pubblica. Il caso riguardava un impianto per il trattamento di rifiuti sanitari, per il quale erano state rilasciate sia l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

Tuttavia, è emerso che il privato aveva fornito una rappresentazione non veritiera dello stato dei luoghi, omettendo o falsando informazioni cruciali, come la presenza di insediamenti abitativi e siti sensibili nelle immediate vicinanze dell’impianto.

L’autorità competente ha dunque proceduto alla revoca dell’autorizzazione che era stata rilasciata sulla base di una rappresentazione incompleta e non accurata dei fatti.

In primo grado poi, il TAR, ha respinto il ricorso del privato, ritenendo legittimo l’annullamento disposto dalla Regione. Il Consiglio di Stato ha confermato questa lettura.

 

Quando?

Sentenza del 4 giugno 2025.

 

Indicazioni operative

È corretto un provvedimento di annullamento d’ufficio, dell’AIA ai sensi dell’articolo 21-nonies legge 241/1990, quando i provvedimenti ritirati siano illegittimi perché emessi sulla base di una non corretta rappresentazione dei fatti.

La sentenza sottolinea che la validità di un titolo ambientale dipende dalla trasparenza e dalla correttezza delle informazioni fornite. Pertanto, se la documentazione presentata per ottenere l'AIA è viziata da falsità o omissioni, la revoca del titolo è non solo possibile, ma doverosa per l'amministrazione.

Infatti, la tutela della salute pubblica e dell’ambiente costituisce un interesse primario e prevalente rispetto a quello economico-produttivo.