Aumentano i lavoratori favorevoli al welfare aziendale
A cura della redazione

Secondo il rapporto Censis Eudaimon del 2018, il 58,7% dei lavoratori interpellati ha dichiarato di essere favorevole al welfare aziendale poiché ha compreso che l’erogazione di prestazioni di welfare è strettamente legata alla trasformazione dei premi di produzione in risorse per l’acquisto di beni e servizi e tutele sociali di vario tipo.
Solo il 23,5% ha dichiarato di essere contrario. Mentre il 17,9% non ha espresso una propria opinione.
Il maggiore interesse per il welfare aziendale (nel 2015 era favorevole solo il 23,2% degli occupati) consente di superare quel luogo comune secondo cui gli italiani vogliono sempre e solo aumenti monetari per potersi rigiocare i soldi come ritengono più utile e opportuno.
In sostanza, il welfare aziendale, inteso come attribuzione di tutele e prestazioni al posto di aumenti retributivi e di premi di produzione, viene percepito come uno degli strumenti con cui si può rispondere non più individualmente ma dentro processi aggregativi alla nuova insicurezza e al timore, fondato, di restare troppo soli di fronte ai bisogni sociali.
Tra i lavoratori più favorevoli spiccano i dirigenti ed i quadri direttivi (73,6%), quelli con bambini fino a 3 anni di età (68,2%), i laureati (63,5%) e quelli con i redditi familiari medio alti (62,2%).
Mentre, sono meno favorevoli ad aumenti retributivi o a premi di produzione sotto forma di prestazioni di welfare le coppie con figli (61,5%), i Millenials, ossia coloro che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 34 anni (60,1%); i lavoratori maschi (59,9%) ed i residenti nel centro Italia (59,6%).
Un cambio di prospettiva che diventa consapevolezza collettiva, e che ritiene che il welfare possa entrare per nuovi sentieri nella vita delle persone, passando non più e non solo dalle istituzioni pubbliche o da quelle interamente private, ma tramite le realtà aziendali finanziate dal valore creato in tali ambiti.
Riproduzione riservata ©