Cassazione: frasi offensive e legittimità del licenziamento
A cura della redazione
Non configurano giusta causa di licenziamento le affermazioni offensive per l'azienda contenute in una memoria depositata dal difensore del lavoratore in una causa di lavoro, dato che il documento difensivo è atto riferibile solo alla difesa tecnica e quindi innanzi tutto all'avvocato anche se è stato sottoscritto personalmente dal dipendente (Cass. 26 gennaio 2007 n. 1757). L'eventuale presenza di frasi sconvenienti o offensive riportate nella memoria difensiva, spiega la Suprema Corte, trova la sua disciplina nell'art. 89 c.p.c., che prevede che il giudice, in ogni stato dell'istruzione, può disporre con ordinanza che si cancellino le espressioni sconvenienti od offensive, e, con la sentenza che decide la causa, può inoltre assegnare alla persona offesa una somma a titolo di risarcimento del danno anche non patrimoniale sofferto, quando le espressioni offensive non riguardino l'oggetto della causa.