Confindustria, sul proprio sito internet, ha pubblicato il risultato di un lavoro effettuato dal Centro Studi sul costo del lavoro, mettendo a confronto alcuni importi della retribuzione netta corrisposta in busta paga al lavoratore, partendo dal fatto che con il Reddito di cittadinanza un single senza reddito può percepire fino a 780 euro al mese senza pagare l'IRPEF.

Se allo stesso lavoratore venisse corrisposta in busta paga una retribuzione netta dello stesso importo (780 euro) l’impresa dovrebbe sostenere un costo pari a 1.360 euro perché:

  • l’azienda paga: retribuzione lorda + contributi carico datore;
  • sulla retribuzione lorda il lavoratore paga: IRPEF + contributi carico dipendente.

Il costo aumenta con l’aumentare della retribuzione netta. Infatti a fronte di una retribuzione netta pari a 1.000 euro, il costo per l’azienda ammonterebbe a 1.828 euro. Per una retribuzione netta di 2.000 euro il costo per l’azienda sarebbe di 4.449 euro e per una retribuzione netta di 3.000 euro il costo per l’azienda sarebbe di 7.311 euro.

La differenza tra la retribuzione netta e il costo del lavoro è il c.d. “cuneo fiscale e contributivo”, di cui una parte è a carico impresa (contributi) e una a carico lavoratore (contributi e imposte).

Nel confronto internazionale l’Italia ha un cuneo molto elevato, qualunque sia la retribuzione presa a riferimento.

Nel caso di un lavoratore single con retribuzione media (31.000 euro lordi l'anno), fatta 100 la retribuzione netta: le imposte pesano per il 32% e i contributi carico lavoratore per un altro 14%; i contributi carico datore pesano per il 61%. Sul netto che va al lavoratore si aggiunge, quindi, il 107% di tasse e contributi.

Su retribuzioni più basse/alte il cuneo si abbassa/alza, data la progressività dell’IRPEF: su un netto mensile di 780 euro si aggiunge il 74% ma su uno di 3.000 euro il 144%.