Industria alimentare: cresce il settore ma aumentano infortuni e malattie professionali
A cura della redazione

Il focus INAIL di agosto 2025 fotografa un comparto, quello dell’industria alimentare, che continua a crescere in termini economici e occupazionali, a fronte, però, di un aumento significativo degli gli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
Di cosa tratta:
Il numero di agosto 2025 della rivista Dati Inail offre un approfondimento sull’industria alimentare, classificata come Ateco C10. Con oltre 444mila addetti e più di 51mila imprese assicurate, questo comparto copre un arco produttivo vastissimo, che va dalla lavorazione delle materie prime alla trasformazione e distribuzione dei prodotti finiti.
Sul piano economico, il comparto è cresciuto molto negli ultimi anni, mostrando resilienza anche nel periodo della pandemia. Ma sul fronte della salute e sicurezza emergono dati meno incoraggianti: gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali risultano in netto aumento nel quinquennio 2020-2024.
Denunce di infortunio:
Nel corso di cinque anni le denunce di infortunio sono passate da 9.422 a 11.281, con un incremento vicino al 20%. Colpisce la crescita dei casi “in itinere”, cioè lungo il percorso casa-lavoro-casa, che oggi rappresentano oltre il 16% del totale. I casi mortali, invece, mostrano una tendenza al ribasso: dai 44 del 2020 si è scesi a 16 nel 2024, anche se il dato iniziale era condizionato dall’impatto della pandemia.
I comparti più esposti restano due: la lavorazione e conservazione delle carni e la produzione di prodotti da forno, che da soli concentrano più della metà degli infortuni e circa la metà dei decessi. Le figure professionali più colpite sono addetti alle macchine confezionatrici, macellai, panettieri e commessi, ruoli caratterizzati da ritmi intensi e rischi di taglio, schiacciamento o posture incongrue. Non sorprende quindi che le mani siano la parte del corpo più frequentemente coinvolta (36,1% degli eventi), seguite dalla colonna vertebrale, dalla caviglia e dal piede.
Particolarmente significativa è anche la presenza di lavoratori stranieri, che rappresentano circa il 15% delle denunce: molti sono impiegati nella lavorazione delle carni o nella panificazione, con provenienze prevalenti da Marocco, Albania, Romania e Nigeria.
Focus sulle malattie professionali:
Il quadro delle malattie professionali è altrettanto allarmante. Nel solo 2024 le denunce sono state 2.107, pari al 14% dell’intero manifatturiero, con un incremento del 30% rispetto al 2023. Si tratta di un dato che pone l’industria alimentare al secondo posto per numerosità, subito dopo il comparto della fabbricazione di prodotti in metallo.
Oltre l’80% dei casi riguarda tre sottosettori specifici: lavorazione delle carni (41,1%), produzione di prodotti da forno (32,1%) e industria lattiero-casearia (8,2%). Le mansioni più frequentemente colpite sono quelle tipiche dei panificatori e pasticcieri (quasi il 20% delle denunce), seguite da lavoratori della carne e del pesce (oltre il 14%), addetti a macchine etichettatrici e operai delle lavorazioni casearie.
La distribuzione per età evidenzia che due lavoratori su tre hanno tra i 50 e i 64 anni, fascia che concentra la maggior parte delle tecnopatie legate a usura fisica e lavori ripetitivi. Per i lavoratori stranieri, invece, la percentuale si abbassa, con una maggiore presenza nella fascia 35-49 anni, a conferma della concentrazione in mansioni manuali e ad alta intensità fisica.
Dal punto di vista patologico, il 77% delle denunce riguarda malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo: dorsopatie, tendiniti, disturbi dei tessuti molli. Sono disturbi che riflettono posture scorrette, movimentazioni manuali e sforzi ripetuti. Negli ultimi cinque anni queste patologie sono più che raddoppiate, con un incremento del 31% solo nell’ultimo biennio. A queste si aggiungono le malattie del sistema nervoso (16,3%) e quelle dell’orecchio (3,2%), che hanno segnato un aumento medio del 24% tra il 2023 e il 2024.
Conclusioni:
Il quadro delineato dall’INAIL mostra chiaramente due facce della stessa medaglia: da un lato l’industria alimentare italiana cresce, si rafforza e resiste alle crisi, dall’altro registra un aumento preoccupante di infortuni e malattie professionali.
Le organizzazioni del settore devono fare della prevenzione un elemento strutturale della propria organizzazione. Innovazione tecnologica, ergonomia dei processi, formazione continua e sorveglianza sanitaria attenta devono essere considerati degli investimenti che generano ritorni in termini di produttività, riduzione delle assenze e miglioramento della qualità del lavoro.
Per maggiori approfondimenti si allega il documento ufficiale.
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