Un’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) cerca di fare chiarezza sull’impatto che hanno le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute e sull’ambiente, in particolare i polimerici, andando a vedere gli effetti diretti ed indiretti.

Di cosa si tratta

Sono sempre più numerose le iniziative politiche volte a regolare l’utilizzo di prodotti contenenti PFAS, per limitarne la diffusione in ambiente. Anche per questo, l’Unione Europea ha ad esempio introdotto nuove disposizioni che regolano la produzione di imballaggi di plastica, prodotti tessili, vernici e articoli antiaderenti, per fare alcuni esempi. Finora sono stati definitivamente proibiti solo alcuni PFAS, quelli previsti dal regolamento POPs (PFOS, PFOA and PFHxS) e quelli vietati dal regolamento REACH (PFHxA and C9-C14 PFCAs). Inoltre, alcuni paesi, come la Francia, si stanno spingendo oltre vietando un numero ampio di prodotti contenti PFAS.

L’impegno delle istituzioni è cresciuto con il consolidamento delle evidenze scientifiche degli effetti nocivi che i PFAS hanno sull’ambiente e sulla salute umana, in considerazione anche di una delle loro caratteristiche principali, ovvero la loro resistenza alla degradazione, per cui vengono anche chiamati inquinanti eterni. Proprio per questa caratteristica, che permette di creare prodotti resistenti, l’uso di queste sostanze si è diffuso in moltissimi settori.

Il focus dell’Agenzia europea dell’ambiente cerca di chiarire, quindi, le ragioni dei provvedimenti portati avanti dall’UE, spiegando come arrivano nell’ambiente i PFAS e i loro effetti.

L’impatto sulla salute

Generalmente, viene fatta una distinzione fra PFAS polimerici e non polimerici: i primi sono ritenuti meno tossici, in quanto formati da molecole più grandi, quindi con una capacità minore di penetrare nelle strutture cellulari dei viventi.

Tuttavia, l’Agenzia sottolinea che nel loro lungo ciclo di vita i PFAS polimerici possono comunque avere un impatto negativo, in particolare:

  • effetti tossici sui lavoratori, l’ambiente e la popolazione limitrofa dovuti ai siti produttivi dove i PFAS vengono generati o dove vengono lavorati prodotti contenenti PFAS;
  • rilascio di gas serra e altre sostanze ozono lesive durante la produzione di PFAS;
  • tossicità incrementata nel processo di degradamento, che riduce le dimensioni delle particelle, quindi quando i PFAS già si trovano nell’ambiente, trasportati ad esempio dalle acque di scarico;
  • minore riciclabilità dei prodotti che li contengono, comportando quindi una produzione maggiore di rifiuti.

Ancora sono pochi invece gli studi che indagano sulle sostanze prodotte dall’incenerimento dei rifiuti contenenti PFAS e non si è ancora del tutto certi che le alte temperature raggiunte negli impianti portino ad un totale degradamento.

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