Dalla paura del “millennium bug” alle pandemie, fino all’AI in fabbrica: la sicurezza sul lavoro ha vissuto una trasformazione profonda. I numeri non raccontano tutto, ma mostrano direzioni chiare: serve una cultura di prevenzione supportata da tecnologia, indicatori leading, benessere psicosociale, collaborazione tra attori e un forte ancoraggio normativo (D.Lgs. 81/08, CSRD/ESRS, AI Act). In questo articolo proviamo a ripercorrere le tendenze chiave e a tradurli in scelte operative per RSPP e HSE manager.

Cosa tratta:

L’inizio del nuovo secolo è stato tutto fuorché tranquillo: dall’ansia per il “bug del 2000” alle crisi globali (emergenze sanitarie, terrorismo globale, eventi meteo estremi, violenza sul lavoro) che hanno costretto le organizzazioni a ripensare la gestione del rischio, ben oltre la semplice conformità. Se guardiamo ai dati in Italia, l'analisi dei dati di mortalità sul lavoro forniti dall'INAIL nel periodo 2000-2025 rivela un quadro complesso e a tratti preoccupante. Dopo un lungo periodo di progressivo calo tra gli anni Sessanta e Novanta, il fenomeno ha mostrato una tendenza alla stagnazione nel decennio successivo, con una diminuzione media annua contenuta all'1,5% tra il 2000 e il 2019. Il periodo 2020-2021 ha rappresentato un'anomalia statistica, con un picco di decessi legato principalmente all'inclusione dei contagi professionali da COVID-19, mascherando una sottostante crescita degli infortuni mortali di natura "tradizionale".   I dati più recenti, sebbene provvisori, indicano segnali d'allarme significativi. I decessi denunciati nel 2024 hanno segnato un aumento rispetto all'anno precedente, e i primi mesi del 2025 confermano una traiettoria di crescita. Particolarmente critico è l'incremento esponenziale dei casi mortali avvenuti  in itinere, nel tragitto casa-lavoro, che si muovono in controtendenza rispetto agli infortuni in occasione di lavoro. Inoltre, l'estensione della tutela INAIL ha fatto emergere il fenomeno, prima non statisticamente visibile, dei decessi tra gli studenti, che nel 2025 ha mostrato un incremento drammatico. L'analisi granulare rivela un'elevatissima vulnerabilità tra i lavoratori stranieri, il cui tasso di mortalità è più che doppio rispetto a quello degli italiani, e una forte concentrazione del rischio in settori come l'edilizia e i trasporti. Questi numeri, da soli, non bastano a dire che siamo “al sicuro”: contano le scelte strategiche e organizzative che li determinano.

La sicurezza entra (e resta) in Cda.

La pandemia ha accelerato un cambio di paradigma: ci siamo (tutti) forzatamente trovati di fronte ad un HSE che è diventato gioco forza una funzione strategica, con un posto al tavolo delle decisioni e con un linguaggio condivisibile dal top management — il ROI della sicurezza. Le organizzazioni che investono in cultura, qualità, formazione, tecnologie e metriche mostrano ritorni tangibili (riduzione dei costi infortunistici, minori fermi impianto, migliore attrazione dei talenti, resilienza nelle emergenze).Il futuribile della sicurezza può essere rappresentato dalle tecnologie che cambiano i comportamenti (ma anche gli esiti). Alcuni esempi di soluzioni tecnologiche già ampiamente implementate possono essere:

  • Wearable per l’ergonomia,
  • Visori AR per training “on the job”, soprattutto per i lavori più pericolosi.
  • Esoscheletri, di varie forme e dimensioni, settore in espansione fortissima.
  • AGV e robot collaborativi per togliere di fatto, l’uomo dalle zone a maggior rischio.
  • Sensori e computer vision per allarmi in tempo reale, collegati ad una rete ampia;
  • Droni e caschi “smart” in cantiere;
  • Dpi smart e comunque collegati/collegabili (IOT, Wi-Fi, ecc) anche da remoto e verificabili.
  • Algoritmi predittivi per prevenire incidenti.

Non parliamo più di soluzioni fantascientifiche. Sono cose che sono in uso ormai da anni: è la rappresentazione quotidiana di molte organizzazioni, ogni giorno di più. Chiaramente il tutto, funziona meglio quando è inserito in un sistema di gestione e in processi più maturi e strutturati. Anche se la facilità di uso e l’abbassamento dei costi, influisce ogni giorno di più per un allargamento della platea di mercato.

Non si può non parlare di AI e compliance europea.

L’AI Act (Reg. UE 2024/1689) introduce obblighi specifici per i sistemi di intelligenza artificiale, soprattutto quelli “ad alto rischio” impiegati in contesti di gestione del personale o di sicurezza (risk management, qualità dei dati, supervisione umana, trasparenza). Per chi usa AI in HSE significa mappare tutti o quasi i vari scenari (use case), valutare il rischio e documentare controlli e governance.Anche gli indici infortunistici ex post seppure non obbligatori, rimangono uno dei principali indicatori aziendali “storici” . In questo caso, il salto di qualità passa dagli indicatori leading: qualità delle segnalazioni, ispezioni comportamentali, near-miss, audit su attività ad alto rischio, engagement dei capi, chiusura delle azioni correttive. L’obiettivo è ridurre le segnalazioni meno importanti, filtrando e correggendo le banalità per andare a concentrare risorse dove il rischio è più alto. Il principio è semplice: sommare dati e competenze per abbassare la probabilità di eventi gravi.

Formazione digitale: dal corso in aula al “microlearning”

La sicurezza si impara e si allena. La formazione del nuovo millenio è necessariamente più breve e più specifica. Meno ore, ma più mirate. Oggi si può fare anche con moduli brevi e ripetibili, realtà virtuale per scenari a rischio, piattaforme cloud che portano contenuti dove servono (anche ai lavoratori isolati), senza abbandonare l’addestramento pratico (in presenza). Il punto non è sostituire i vecchi metodi, la presenza e l’aula ma integrare tutti i metodi per raggiungere più persone con maggiore efficacia e perché no, anche comodità.
Ma il futuro della formazione, passa necessariamente anche dalla formazione sul benessere della persona.  Le organizzazioni più grandi invitano da anni, ad integrare la protezione dai rischi tradizionali con la promozione del benessere fisico, mentale e sociale, riconoscendo che lavoro e vita si influenzano.  Occorre dare, anno dopo anno, una maggiore importanza ai rischi psicosociali (carichi eccessivi, ambiguità di ruolo, cambiamenti mal gestiti, molestie e il grande tema delle violenze) sono tra le sfide più ardue e vanno gestite con lo stesso approccio sistematico degli altri rischi.

ESG, CSRD ed ESRS: quando la sicurezza entra nel bilancio

Programmi volontari, alleanze tra enti, strumenti di autovalutazione maturità e iniziative “zero incidenti” hanno moltiplicato la condivisione e soprattutto la visibilità delle buone pratiche introdotte dall’ organizzazione così come dell’adozione di tecnologie salvavita, ma con la CSRD e gli ESRS, la salute e sicurezza della “Own Workforce” sono di fatto diventate disclosure strutturateolitiche, processi di coinvolgimento, canali di rimedio e metriche HSE (copertura del sistema di gestione, obiettivi, formazione, incidenti). Per RSPP e HSE manager è una grande occasione (e una responsabilità) di guidare la doppia materialità e allineare KPI operativi e KPI di sostenibilità.

Chimici pericolosi: il perimetro si allarga ai reprotox

La Direttiva (UE) 2022/431 ha esteso la protezione della direttiva cancerogeni e mutageni ai reprotox: sostanze che danneggiano fertilità e sviluppo della prole, ma in realtà se ne è stranamente parlato troppo poco. Per le organizzazioni significa scoprire di avere una sostanza critica che dovrebbe essere eliminata o gestita, e quindi aggiornare valutazioni, misure tecniche/organizzative, sorveglianza sanitaria e informazione, con priorità alla sostituzione e alla minimizzazione dell’esposizione.

Segnalazioni protette: il whistleblowing come presidio di prevenzione

Il D.Lgs. 24/2023 tutela chi segnala violazioni (anche in materia HSE) e impone canali interni sicuri, procedure, protezione dei dati (DPIA, art. 13) e divieto di ritorsioni. Integrare il whistleblowing nei modelli 231 e nei sistemi ISO 45001 non è solo compliance: è un termometro della cultura della sicurezza aziendale.La sicurezza nel XXI secolo è trasformazione continua: non basta fare “abbastanza bene”. Serve ambizione, metodo e trasparenza: tecnologie con governance, indicatori che guidano le scelte, benessere come leva produttiva, filiera coinvolta e reporting solido. È così che la sicurezza guadagna — e mantiene — il suo posto nel core business.


COSA DICE LA LEGGE

  • D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico): obbligo di valutazione di tutti i rischi (DVR), pianificazione delle misure, formazione/informazione/addestramento, organizzazione del SPP (RSPP/ASPP), sorveglianza sanitaria, gestione emergenze, consultazione RLS e tenuta documentale. Sanzioni per inadempienze.
  • CSRD/ESRS (S1 – Own Workforce): obblighi di rendicontazione su politiche, processi di coinvolgimento, canali di rimedio, target e metriche H&S (copertura del SGSL, infortuni, formazione, benessere). Richiesta valutazione di doppia materialità.
  • AI Act (Reg. UE 2024/1689)er sistemi AI ad alto rischio impiegati nel lavoro (gestione/monitoraggio lavoratori, sicurezza) servono risk management, qualità dei dati, supervisione umana, log, trasparenza e gestione dei fornitori. Applicazione graduale, ma governance subito.
  • Direttiva (UE) 2022/431: estende la tutela ai reprotox nella direttiva 2004/37/CE. Aggiornare valutazioni, gerarchia dei controlli (eliminazione/sostituzione, engineering e procedure), DPI e sorveglianza.
  • Whistleblowing (D.Lgs. 24/2023): canali interni/esterni, tutela della riservatezza, divieto di ritorsione, obbligo di DPIA se necessario; integrazione con Modello 231 e procedure disciplinari.

INDICAZIONI OPERATIVE

  1. Rimappa i rischi “SIF-critical”: usa bow-tie e job hazard analysis per lavorazioni ad alta energia, spazi confinati, lavori in quota e interfacce uomo‑macchina. Fissa barriere critiche e verifica la loro efficacia con audit mirati (leading).
  2. KPI che contano: oltre a TRIR/IF, inserisci leading (near-miss qualificati, rate di chiusura CAPA, osservazioni comportamentali, quality of permit-to-work, manutenzione preventiva su safety‑critical). Collega bonus dei capi a questi indici.
  3. Tecnologia con governanceer wearables, computer vision e AI definisci use case, DPIA se serve, criteri etici, human-in-the-loop, gestione vendor e piani di dismissione; allineati all’AI Act.
  4. Formazione “blended”: combina microlearning, VR per scenari rari/critici e addestramento pratico. Misura l’efficacia con valutazioni di performance sul campo e refresh basati sul rischio.
  5. Benessere psicosociale: integra stress lavoro‑correlato nel DVR con strumenti validati; prevedi linee di supporto, gestione dei carichi, chiarezza dei ruoli e formazione dei capi su psychological safety.
  6. Chimicoriorità alla sostituzione: aggiorna inventari, SDS e scenari d’esposizione; per CMR e reprotox applica la gerarchia dei controlli, monitoraggio ambientale/biologico e idoneità mirata.
  7. CSRD readiness: costruisci il data model H&S per ESRS S1 (coperture SGSL, formazione, infortuni, appalti), definisci target e assicura tracciabilità auditabile dei dati.
  8. Whistleblowing che funziona: canali semplici e accessibili, garanzie di anonimato/confidenzialità, SLA per gestione segnalazioni, feedback al segnalante e collegamento con indagini di near‑miss.
  9. Coinvolgi la catena di fornitura: adotta indici di maturità sicurezza per contractor e verifica sul campo; condividi dati e lesson learned per ridurre eventi gravi.
  10. Parla il linguaggio del businessorta in direzione casi e numeri sul ROI della sicurezza (costi evitati, disponibilità impianti, turnover). Fissa impegni triennali con CAPEX dedicato.