La Consulta Interossaciativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) ha pubblicato un nuovo documento tecnico sulle Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate (PFAS)

 

Cosa tratta?

Si tratta dell’ultimo contributo di una serie di pubblicazioni dedicate a tematiche emergenti in materia di salute, sicurezza e tutela ambientale, rivolte ai professionisti della prevenzione, ai tecnici HSE e ai responsabili aziendali della sicurezza.

I PFAS sono composti chimici sintetici introdotti negli anni ’30 e sviluppati su larga scala dagli anni ’40 per le loro proprietà di resistenza chimica, termica e idrooleorepellenza. Queste caratteristiche li hanno resi indispensabili in numerosi settori industriali, dall’aeronautica all’elettronica, dal tessile alle schiume antincendio, fino ai prodotti di consumo come pentole antiaderenti e tessuti tecnici. Tuttavia, la loro estrema stabilità li rende persistenti nell’ambiente e nell’organismo umano, con conseguenze tossicologiche rilevanti.

Gli effetti sulla salute includono alterazioni endocrine (riduzione del testosterone, ipotiroidismo), patologie metaboliche (ipercolesterolemia, diabete), danni riproduttivi, immunitari e aumento del rischio di tumori. Particolare attenzione è rivolta alle donne in gravidanza, per il rischio di aborto, preeclampsia e basso peso alla nascita.

In Italia, la contaminazione da PFAS è stata particolarmente grave in Veneto, dove sono state inquinate falde e acque potabili per decenni, e in Piemonte, con rilevazioni significative nelle acque e nel sangue della popolazione.

Sul piano normativo, l’Unione Europea ha introdotto restrizioni progressive dal 2006, culminate nel regolamento 2025/1988 che vieta l’uso di PFAS nelle schiume antincendio dal 2030. La Convenzione di Stoccolma ha inserito PFOS, PFOA e PFHxS tra le sostanze da eliminare.

Nei luoghi di lavoro, la normativa italiana (D.Lgs. 81/2008) impone la valutazione del rischio chimico e, per i PFAS classificati come CMR, l’applicazione delle misure previste dal Titolo IX. È necessario censire le sostanze presenti, adottare misure di prevenzione gerarchiche (eliminazione, sostituzione, controlli tecnici e DPI), e attivare sorveglianza sanitaria mirata.

 

Cosa dice la legge?

  • D.Lgs. 81/2008 Titolo IX, Capo I e Capo IIrotezione da agenti chimici e obblighi per agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici.
  • Regolamento CE 1907/2006 (REACH), Allegato XVII: restrizioni su PFAS (PFOA, PFOS, PFHxS e correlati).
  • Regolamento POP (UE 2019/1021), attua la Convenzione di Stoccolma: PFOS, PFOA, PFHxS soggetti a eliminazione o restrizione.
  • Reg. CE 1272/2008 (CLP), classificazione armonizzata.

 

Indicazioni operative

Censimento e valutazione del rischio

  • Mappare le sostanze PFAS presenti in azienda (prodotte, utilizzate, contenute in articoli o residui).
  • Verificare la classificazione.
  • Distinguere esposizione professionale vs ambientale (dato che i PFAS sono ubiquitari).
  • Aggiornare il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) includendo PFAS come agenti chimici pericolosi e CMR (Titolo IX D.Lgs. 81/2008).

 Misure di prevenzione gerarchiche

  • Eliminazione/Sostituzionerivilegiare alternative non fluorurate, dove tecnicamente possibile.
  • Controlli tecnici: sistemi chiusi per processi con PFAS e/o aspirazioni localizzate per polveri/aerosol.
  • Controlli organizzativirocedure di manipolazione sicura e limitare accesso alle aree a rischio.
  • DPI: guanti resistenti a sostanze chimiche, indumenti protettivi impermeabili, maschere con filtri per particolato/aerosol.

Monitoraggio e sorveglianza

  • Biomonitoraggio dei lavoratori (sangue, urine) per PFAS critici.
  • Controllo ambientale: campionamento aria (indoor/outdoor), polveri, acque.
  • Sorveglianza sanitaria mirata: funzione tiroidea, epatica, renale e parametri riproduttivi e lipidici.

Gestione delle scorte e dei rifiuti

  • Distruzione scorte PFAS secondo normativa POP (incenerimento ad alta temperatura).
  • Gestione residui: evitare dispersione in acque/falde.

 Formazione e informazione

  • Addestrare il personale sui rischi PFAS (persistenza, tossicità, bioaccumulo) e le procedure di emergenza.