EU-OSHA ha pubblicato un rapporto approfondito sui rischi psicosociali (PSR) e sulla salute mentale nel settore sanitario e dell’assistenza sociale (HeSCare) nell’UE. Il settore, già sotto pressione per invecchiamento della popolazione, carenze di personale e complessità assistenziale, risulta quello con maggiore esposizione a rischi che impattano negativamente sul benessere mentale.

Di cosa tratta:

Il settore sanitario e dell’assistenza sociale europeo, che impiega oltre 21,5 milioni di lavoratori, è oggi uno dei contesti più complessi dal punto di vista psicosociale. L’invecchiamento della popolazione, la carenza strutturale di personale, l’aumento della domanda di cura e l’intensità emotiva del lavoro rendono questo settore particolarmente esposto ai PSR. Secondo i dati citati nel rapporto, nel 2020 il comparto HeSCare è risultato il settore con la più alta esposizione a fattori che incidono negativamente sul benessere mentale.

Il cuore dello studio è la descrizione dei 11 fattori di rischio psicosociale più diffusi, raggruppati in due categorie:

Fattori organizzativi e condizioni di lavoro, come sovraccarico, turnazioni, autonomia ridotta

Fattori legati all’ambiente sociale del lavoro, come violenza, carichi emotivi e stigma.

Gli 11 fattori identificati dal rapporto sono:

Fattori organizzativi e condizioni di lavoro

  • carico di lavoro e pressione temporale;
  • orari lunghi e irregolari;
  • turnazioni e lavoro su turni atipici;
  • scarso equilibrio lavoro–vita;
  • squilibrio sforzo–ricompensa, retribuzioni basse e precarietà;
  • mancanza di autonomia;
  • impatto dell’uso di tecnologie digitali e automazione.

Fattori legati all’ambiente psicosociale

  • comportamenti sociali avversi (violenza, molestie, bullismo);
  • elevati carichi emotivi ed etici;
  • stigma nel chiedere aiuto e difficoltà di accesso al supporto;
  • basso supporto sociale sul lavoro.

Il rapporto dedica ampio spazio a mostrare che questi fattori non solo co-esistono, ma si rinforzano a vicenda. Ad esempio, il sovraccarico di lavoro e la pressione temporale (riportati dal 53% dei lavoratori) si collegano direttamente alla scarsa possibilità di recupero nei turni lunghi e irregolari. Allo stesso modo, l’assenza di autonomia si combina con l’esposizione a violenza e carichi emotivi, generando un rischio amplificato di stress, burnout, ansia e disturbi del sonno.

Un elemento rilevante emerso dal rapporto è anche l’intreccio tra PSR, disturbi muscoloscheletrici (MSD) e condizioni di lavoro fisicamente impegnative: i fattori psicosociali possono contribuire allo sviluppo degli MSD e, allo stesso tempo, il dolore fisico può aumentare percezioni di stress e ansia.

Parallelamente, viene evidenziato il ruolo delle dinamiche sociali: il settore è caratterizzato da un’elevata esposizione a violenza e molestie, soprattutto da parte di pazienti e familiari, e da un netto squilibrio di genere (79% del personale è costituito da donne), che incide su precarietà, carichi familiari e disparità di trattamento.

Indicazioni operative:

Il documento raccoglie una gamma ampia di misure di prevenzione e gestione, ma il filo conduttore è chiaro: la prevenzione dei PSR deve partire dalla struttura organizzativa e non limitarsi a interventi individuali.

Le principali azioni di prevenzione sono tre:

1. Rafforzare la valutazione dei rischi psicosociali

EU-OSHA sottolinea l’importanza di valutazioni periodiche, sistematiche e integrate dei PSR, al pari dei rischi fisici. Le valutazioni devono includere indicatori come turnover, assenze, casi di violenza e carichi di lavoro, e tradursi in piani d’azione concreti. In ITALIA, INAIL ha predisposto, nel 2022, un modello di valutazione del rischio stress lavoro – correlato specifico per il settore sanitario.

2. Migliorare organizzazione del lavoro e condizioni operative

Tra le misure più efficaci:

  • adeguamento del personale e gestione sostenibile dei carichi;
  • revisione degli orari, con turnazioni meno frammentate e maggiore possibilità di recupero;
  • pianificazione dei turni “partecipativa”, che aumenta prevedibilità e controllo;
  • interventi su retribuzione, riconoscimento professionale e squilibrio sforzo–ricompensa;
  • maggiore autonomia e coinvolgimento dei lavoratori nei processi decisionali.

Queste rappresentano degli interventi “primari”, cioè che agiscono sulle cause organizzative dello stress e non solo sui sintomi.

3. Creare contesti di lavoro più supportivi

Il rapporto evidenzia anche l’importanza di promuovere:

  • reti di supporto e counseling interno;
  • programmi per ridurre lo stigma legato alla salute mentale;
  • politiche di prevenzione della violenza e gestione degli episodi critici;
  • formazione specifica su PSR, gestione dello stress e comunicazione.

Le buone pratiche raccolte nei casi studio (Austria, Danimarca, Lituania, Regno Unito e altri Paesi) mostrano che un approccio integrato può ridurre livelli di affaticamento, migliorare la soddisfazione lavorativa e contenere il turnover.

Conclusioni:

Il rapporto EU-OSHA conferma che nel settore sanitario europeo i rischi psicosociali rappresentano una criticità sistemica. Le pressioni organizzative, gli squilibri nelle condizioni di lavoro e le dinamiche sociali complesse formano un mix che espone i lavoratori a stress, burnout, ansia, disturbi del sonno e rischio di abbandono della professione.

Per invertire la tendenza, il documento indica una strategia basata su quattro pilastri:

  • valutazioni del rischio più complete;
  • prevenzione primaria sui fattori organizzativi;
  • ambienti di lavoro che favoriscano supporto, dialogo e sicurezza;
  • politiche di lungo periodo su formazione e autonomia professionale.

È una sfida ampia, ma anche un’opportunità: migliorare le condizioni psicosociali significa non solo proteggere i lavoratori, ma anche garantire la qualità dei servizi sanitari e assistenziali.


Per maggiori approfondimenti si allega il testo ufficiale in lingua inglese.