Defibrillatori in azienda: 5 errori da evitare per salvare davvero delle vite
A cura della redazione

Molte aziende installano defibrillatori semiautomatici (DAE) senza un programma strutturato di gestione e formazione. Proviamo ad analizzare i cinque errori più comuni nei programmi DAE aziendali e proporre soluzioni pratiche per garantire dispositivi funzionanti, personale preparato e una risposta efficace in caso di emergenza cardiaca.
Cosa tratta:
Installare defibrillatori semiautomatici (DAE) nei luoghi di lavoro è una scelta lungimirante e responsabile. Ma troppo spesso, dietro l’apparente prontezza, si nascondono gravi lacune organizzative. Un DAE non è solo un dispositivo: è parte di un sistema salvavita che deve essere gestito, monitorato e supportato da persone formate e consapevoli. Molte aziende acquistano defibrillatori per “mettersi in regola”, ma poi li dimenticano. Il risultato? Batterie scariche, elettrodi scaduti, dispositivi non funzionanti, personale non formato. E quando si verifica un arresto cardiaco improvviso, ogni secondo conta.Ecco i cinque errori più comuni nei programmi DAE aziendali e come evitarli.
1. Installarlo e dimenticarsene: Il primo errore è pensare che basti acquistare un DAE per essere al sicuro. Senza manutenzione regolare, il dispositivo può diventare inutilizzabile. Batterie ed elettrodi hanno una scadenza, ed i controlli manuali spesso vengono trascurati. Soluzione: Implementare ispezioni mensili documentate e, se possibile, adottare sistemi di monitoraggio remoto che segnalano in tempo reale lo stato del dispositivo. La tecnologia oggi consente di sapere sempre se un DAE è pronto all’uso.
2. Formare il personale una sola volta : Un defibrillatore non serve a nulla se chi lo deve usare non sa come farlo. La formazione iniziale non basta: nel tempo, le competenze si affievoliscono e la paura di intervenire può prevalere. Aumentare formazione, significa aumentare la confidenza nell’ uso dell’apparecchiatura. In condizioni di emergenza, nel momento concitato, avere dimestichezza con lo strumento può fare la differenza tra la vita e la morte della persona colpita. Soluzione: Organizzare corsi di aggiornamento regolari e in presenza, almeno ogni due anni, e prevedere più soccorritori per ogni turno. La formazione deve essere continua, anche attraverso moduli veloci di 30/60 minuti, e accompagnata da campagne interne che rafforzino la cultura della risposta rapida.
3. Nessuna responsabilità né documentazione : Chi gestisce il programma DAE? Senza una figura responsabile, tutto rischia di cadere nel dimenticatoio. E in caso di audit o incidente, l’assenza di registri può diventare un problema legale. Soluzione: Nominare un responsabile del programma DAE, scelto tra coloro hanno frequentato corsi di primo soccorso e/o BLS-BLS-D, meglio ancora se volontari di servizi emergenziali anche nel tempo libero e utilizzare sistemi centralizzati per tracciare controlli, scadenze, formazione e interventi. La supervisione medica può aggiungere un ulteriore livello di sicurezza e validazione.
4. Presunzione di essere pronti : Molte aziende credono di avere un programma efficace, ma non ne hanno una visione chiara. La gestione su più sedi, il turnover del personale e i controlli sporadici aumentano il rischio di dispositivi non funzionanti. Soluzione: Utilizzare tecnologie di monitoraggio remoto che permettano di verificare lo stato di ogni DAE, anche quelli mobili o fuori sede. La visibilità è la chiave per la prontezza.
5. DAE nascosti, non segnalati o inaccessibili : La Legge 116/2021 e i decreti attuativi stabiliscono che i DAE devono essere installati in luoghi facilmente accessibili e ben visibili, preferibilmente disponibili 24 ore su 24, per garantire un intervento tempestivo in caso di emergenza. Secondo l’American Heart Association, il defibrillatore deve essere raggiungibile entro tre minuti. Eppure, provate a chiedere oggi stesso: la maggior parte dei lavoratori non sa dove si trovi quello aziendale. Soluzione: Posizionare gli DAE in luoghi visibili e accessibili, con segnaletica chiara. Promuovere campagne di sensibilizzazione interne per far conoscere la loro ubicazione e il loro utilizzo. Se mobili, devono essere sempre collocati in punti noti e approvati.
Un programma efficace salva vite
Possedere un DAE non basta. Serve un sistema che garantisca dispositivi funzionanti, personale formato e una gestione attenta. Evitare questi cinque errori significa aumentare le probabilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco improvviso e ridurre i rischi legali e organizzativi.
COSA DICE LA LEGGE
In Italia, il Decreto Ministeriale 18 marzo 2011 e successive modifiche regolano l’uso dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) in ambito extraospedaliero. La legge prevede:
- La possibilità di utilizzo da parte di personale non sanitario, purché formato
- L’obbligo di formazione certificata per chi utilizza il DAE
- L’inserimento del DAE nel piano di primo soccorso aziendale.
- La responsabilità del datore di lavoro nel garantire la manutenzione e la funzionalità del dispositivo.
Inoltre, il Decreto-legge 116/2021 ha introdotto l’obbligo di DAE in alcune strutture pubbliche e sportive, promuovendo una maggiore diffusione e accessibilità.
Riassumendo:
1. Obbligo di accessibilità e visibilità : La Legge 116/2021 e i decreti attuativi stabiliscono che i DAE devono essere installati in luoghi facilmente accessibili e ben visibili, preferibilmente disponibili 24 ore su 24, per garantire un intervento tempestivo in caso di emergenza.
2. Requisiti di installazione : Il Decreto del 16 marzo 2023 specifica che l’installazione deve tenere conto di:
- Numero di persone presenti
- Flussi di passaggio, soprattutto durante eventi
- Superficie dell’ambiente
- Difficoltà di accesso
- Nei centri abitati, la densità ottimale è di almeno due DAE per chilometro quadrato.
3. Segnaletica e localizzazione : È obbligatorio che il DAE sia:
- Collocato in una teca ben segnalata
- Dotato di indicazioni chiare per il suo utilizzo
- Registrato presso le centrali operative del 112, per facilitarne la localizzazione anche tramite app.
4. Manutenzione e controllo : Il dispositivo deve essere:
- Ispezionato almeno una volta alla settimana
- Gestito da un responsabile aziendale che ne garantisca il funzionamento e la prontezza all’uso
- Documentato in un registro dedicato.
5. Integrazione nei documenti aziendali: Il DAE deve essere:
- Inserito nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)
- Integrato nei piani di emergenza aziendali
- Associato a procedure operative chiare.
6. Formazione del personale : L’uso del DAE è consentito anche a personale non sanitario, purché formato secondo le linee guida BLSD. La formazione deve essere:
- Accreditata
- Aggiornata periodicamente
- Documentata.
INDICAZIONI OPERATIVE:
- Verifica mensile dello stato del DAE (batteria, elettrodi, segnalazione visiva).
- Implementazione di sistemi di monitoraggio remoto per dispositivi multipli.
- Nomina di un responsabile del programma DAE (formato almeno primo soccorso, meglio se BLS/BLSD) con compiti di supervisione e documentazione.
- Formazione iniziale e aggiornamento biennale per tutti i soccorritori aziendali.
- Mappatura visibile e accessibile dei DAE in azienda.
- Campagne interne di sensibilizzazione e simulazioni periodiche.
- Inserimento del programma DAE nel DVR e nel piano di emergenza.
- Validazione medica del programma, ove possibile.
- Checklist automatizzate, alert digitali, QR code per accesso rapido alle istruzioni.
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